ONU: Contributo del CADTM sull’indebitamento privato e i diritti umani

di Chiara Filoni, EvaBetavatzi , Mats Lucia Bayer

Pubblichiamo qui il nostro contributo, sollecitato da Juan Pablo Bohoslavsky, l’esperto indipendente dell’ONU incaricato di esaminare gli effetti del debito estero e dei relativi impegni finanziari internazionali degli Stati rispetto al pieno esercizio di tutti i diritti umani. Egli ha interpellato anche CADTM, oltre ad altre organizzazioni di solidarietà internazionale, in preparazione del suo prossimo rapporto tematico al Consiglio dei diritti dell’uomo riguardante l’indebitamento privato e i diritti umani. Il rapporto sarà presentato alla 43ª sessione del Consiglio dei diritti dell’uomo , in febbraio/marzo 2020.

I debiti privati delle famiglie, degli studenti, delle donne, dei contadini possono farli precipitare in condizioni di povertà estrema, di violenza, di emarginazione sociale.

Analizziamo da vicino alcuni di questi debiti privati. Ciascun caso sarà accompagnato da considerazioni relative all’impatto sui diritti umani e sul debito pubblico.

I debiti studenteschi

Il problema dei debiti studenteschi è di grande rilievo in certi paesi, come gli Stati Uniti o il Cile che hanno alte spese di iscrizioni all’insegnamento superiore e gli studenti sono costretti a ricorrere a prestiti delle banche o di altri istituti di credito.

I debiti degli studenti costituiscono così la parte più grande del debito dopo quella dei mutui ipotecari che nel 2018 ammontava a 1,5 trilioni di dollari USA.

I prestiti agli studenti costituiscono infatti la quota più importante del debito dopo quella dei mutui ipotecari, che nel 2018 ammontava a 1,5 trilioni di dollari USA

Negli Stati Uniti questa situazione colpisce circa 45 milioni di persone 1. I prestiti agli studenti costituiscono infatti la quota più importante del debito dopo quella dei mutui ipotecari, che nel 2018 ammontava a 1,5 trilioni di dollari USA2. Due terzi degli studenti degli Stati Uniti sopportano oggi un debito medio di 27.000 dollari USA e il numero degli insolventi aumenta al ritmo di un ulteriore milione l’anno. In Cile, gli interessi dei prestiti agli studenti sono saliti al 6% in certe fasi , condannando così migliaia di giovani a decenni di rimborsi e indebitamento. Nel 2018 il 40% delle persone che avevano sottoscritto un credito studentesco, erano in ritardo con i pagamenti3. Attualmente, negli Stati Uniti, 4 debitori su 10 sono a rischio di insolvenza4, il 63% paga soltanto gli interessi e le penalità che si accumulano. La possibilità di fallimento personale dei debitori di prestiti federali (compresi i prestiti studenteschi) conferisce poteri inediti ai creditori: pignoramenti degli stipendi, delle prestazioni di sicurezza sociale e perfino delle pensioni di invalidità. Ne consegue l’esclusione economica e sociale : un rischio reale per gli studenti negli Stati Uniti. Anche se i prestiti più importanti vengono stipulati da famiglie a reddito medio, sono quelle a basso reddito ad essere le più colpite. Lo stesso accade per i nativi, neri e latino-americani, con l’81% dei Neri che continuano a pagare dopo il conseguimento della laurea, e il 67% dei latino-americani rispetto al 64% dei Bianchi.1

Ricordiamo che l’articolo 26 della Dichiarazione dei Diritti Umani del 10 dicembre 1948 garantisce a tutti il diritto all’istruzione e la piena libertà di accesso agli studi superiori per tutti in funzione del merito.

Constatiamo invece che il disimpegno dei pubblici poteri nel finanziare l’istruzione provoca situazioni di diseguaglianza e di asimmetria tra le persone in contrasto con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Non è quindi una questione individuale ma un problema di portata sociale che colpisce quasi il 15% della società americana e che nei prossimi anni sarà cruciale nella crescita delle disuguaglianze in questo Paese.

Infine, le dimensioni di questo debito degli studenti rappresentano un problema anche per l’insieme delle economie perché, in un contesto di grande finanziarizzazione, esso diventa obiettivo di logiche speculative, che aggravano i rischi di una nuova crisi finanziaria2 e rappresentano fattori di destabilizzazione per l’economia nel suo insieme.

I debiti ipotecari

Nel primo trimestre 2019 il valore dei crediti ipotecari in corso a livello mondiale è stimato in 1,8 trilioni di dollari USA, vale a dire il 3,4% in più dell’anno precedente3. La diminuzione dei tassi d’interesse spiega solo in parte questo aumento. La crisi finanziaria globale non ha dunque frenato l’indebitamento privato.4 D’altra parte le stesse Banche Centrali di Stati Uniti, Cina e Australia hanno recentemente manifestato preoccupazioni per il forte aumento dei prezzi delle abitazioni. Più di due terzi delle crisi finanziarie degli ultimi decenni sono state precedute da un ciclo di espansione e di crollo dei prezzi dell’immobiliare.

C’è il rischio che l’aumento del volume del debito ipotecario provochi una bolla immobiliare che potrebbe avere gli effetti devastanti che abbiamo conosciuto nel 20075.

l’aumento del volume del debito ipotecario rischia di provocare una bolla immobiliare che potrebbe avere gli effetti devastanti che abbiamo conosciuto nel 2007

La concessione di mutui immobiliari è facilitata anche dal deterioramento del mercato della locazione: la deregolamentazione degli affitti e l’aumento dei prezzi che ne consegue, il peggioramento dei contratti d’affitto che dà spazio a contratti di minore durata, e la comparsa di strutture di locazione a breve termine, come Airbnb, che si accaparrano buona parte del patrimonio abitativo nelle città, sempre più esposte al turismo di massa /(Barcellona, Firenze, Lisbona, Atene per fare solo qualche esempio. In mancanza di provvedimenti efficaci dei governi per porvi rimedio, le famiglie cercano di assicurarsi la certezza di un’abitazione tramite l’acquisto e per questo ricorrono all’indebitamento con l’ipoteca.

Ma anche gli Stati incitano all’acquisto dell’abitazione: misure fiscali favorevoli, sviluppo di complessi residenziali pubblici da acquistare per le classi medie, vendita di edilizia sociale a operatori privati (fondi avvoltoio in particolare), calo o assenza d’investimenti pubblici per l’abitazione (con conseguente offerta troppo debole di abitazioni accessibili e regolate).

E’ in questo contesto che numerose ricerche lanciano segnali d’allarme rispetto alla “finanziarizzazione dell’abitazione”6. Il diritto a una casa dignitosa, vale a dire il diritto a un luogo dove le persone possano vivere in tutta sicurezza e nel rispetto della dignità umana s’intreccia con gli altro diritti umani. E’ quindi essenziale preservarlo. Ma nel mondo intero sono ormai una costante estremamente importante i milioni di pignoramenti, sfratti, espulsioni e trasferimenti di questi ultimi anni, non avere una casa o averla inadeguata. Gli Stati e la comunità internazionale non operano a livello adeguato per fornire un contesto sufficiente a preservare tale diritto.

La crisi finanziaria globale del 2008 ha provocato disastri alle famiglie e al loro diritto a un’abitazione degna di questo nome. Nel 2008 negli Stati Uniti venivano organizzati 10.000 pignoramenti al giorno, nei cinque anni successivi sono state sfrattate 35 milioni di persone. In Spagna sono state sfrattate almeno 500.000 persone dall’inizio della crisi e le famiglie molto indebitate, benché private del loro alloggio, erano costrette dalla legge a continuare a pagare il relativo mutuo. Sono solo alcuni esempi a dimostrazione delle conseguenze pericolose della cartolarizzazione dei crediti ipotecari e altre pratiche dei mercati dell’edilizia abitativa finanziarizzata e delle conseguenze di regolamentazioni inadeguate.

Il Sud del mondo non è risparmiato. Le comunità a basso reddito e autoctone si sono opposte alle società finanziarie che si impadronivano dei terreni e dei beni immobili aggravando le disuguaglianze patrimoniali (come in Honduras). Insediamenti autoctoni vengono sistematicamente rasi al suolo per essere sostituiti da residenze di lusso (è il caso del Lagos). La Banca Mondiale e altre istituzioni finanziarie promuovo la finanziarizzazione per rispondere al fabbisogno abitativo ma in realtà fanno aumentare le diseguaglianze socio-economiche.

I microcrediti

L’81% dei beneficiari di microcrediti sono donne.

Il microcredito consiste nella concessione di prestiti di piccole somme a imprenditori o artigiani che non sono in grado di accedere ai prestiti bancari “classici”. Il microcredito si è sviluppato soprattutto nei Paesi del Sud del mondo e si rivolge alle persone più povere, escluse dal sistema bancario. Solo nel 2014 le istituzioni di Microfinanza (IMF) hanno concesso 87 miliardi di dollari di microcrediti a cica 11,7 milioni di persone nel mondo intero, per un importo medio di 718 dollari. L’81% dei beneficiari erano donne7.

Si deve però constatare che i microcrediti , lungi dall’incentivare l’imprenditoria locale, hanno nel migliore dei casi consentito di risolvere il problema della sopravvivenza quotidiana: affitti o garanzie locative da pagare, spese per la scolarizzazione dei figli, spese mediche ecc.

In realtà questo accentua la vulnerabilità e la povertà delle persone che accedono al Microcredito.

E’ il caso del Marocco dove il modello del microcredito è stato incoraggiato dallo Stato, tramite i finanziamenti pubblici, a partire dalla metà degli anni 90. Va dai 500 ai 50.000 dirhams (dai 52 ai 5200 dollari circa) a un tasso di interesse medio del 35% ma che può andare anche molto oltre, in funzione della somma presa in prestito8.

Gli IMF mandano i loro agenti nelle città, nei villaggi, nei souk, a fare il porta a porta nei quartieri più poveri, dover la maggior parte delle persone non ha redditi regolari, è spesso analfabeta e per niente esperta del mondo della finanza. Propongono contratti assai difficili da capire per i non specialisti, scritti a piccoli caratteri, senza spiegazioni per le diverse sezioni. Perdippiù , i tassi d’interesse effettivi annui – che ammontano tra il 30 e il 35% – sono spesso mascherati dal tasso mensile tra l’1,5 e il 3,5%. Tassi annui particolarmente alti soprattutto per i meno abbienti che non hanno accesso a prestiti bancari normali (che in Marocco oscillano tra il 6 e il 7%)9.

In Colombia i tassi d’interesse dei microcrediti oscillano tra il 30 e il 50%

In Colombia i tassi d’interesse dei microcrediti oscillano tra il 30 e il 50% e i tassi variabili con indicizzazione trimestrale sono pure ammessi dal Governo10. In questo Paese latino-americano il volume totale dei microcrediti è salito da 136 milioni di dollari nel 2002 a 3800 milioni nel 2016, una crescita annua del 28,1%. Nel 2015 il rendimento su fondi propri (ROE) era fenomenale: Bancamia raggiungeva l’11,7%, la Banque Mondiale des Femmes (WWB) il 9,1% e la banca Mondo femminile (Mundo Mujer) il 21% (largamente superiore ai risultati delle grandi banche come Goldman Sachs)11 .

A questi profitti crescenti corrisponde l’impoverimento della popolazione: in Colombia il 32% dei clienti è super-indebitato e ha dovuto chiedere la ristrutturazione dei debiti. In Africa del Sud, i clienti di microcredito destinano fino al 40% de loro reddito al rimborso dei prestiti.

Il Bangladesh è un altro Paese dove il microcredito si è molto sviluppato: su una popolazione di 160 milioni di abitanti, nel 2015, i microcrediti concessi a 29 milioni di persone ammontavano a una media di 200 euro. Il tasso d’interesse reale varia dal 35 al 50% (comprese le commissioni ufficiali applicate)12.

Tutti questi esempi dimostrano che se le somme prestate sono nella maggior parte dei casi modeste, dietro a questi prestiti vi è una logica speculativa (evidenziata dai tassi d’interesse usurari che li accompagnano) che dovrebbe essere proibita se davvero si vuole assicurare l’accesso al credito alle persone a basso reddito. E la negazione del diritto di accesso al credito si accompagna alla colpevolizzazione delle persone super indebitate. L’indagine condotta da CADTM ATTAC Marocco rivela una percentuale di mancati rimborsi dei microcrediti di più del 75% in tutto il Paese13. Come spiega l’associazione : “a questo punto inizia la spirale del non pagamento alle scadenze, e le pratiche di intimidazione da parte degli agenti dei IMF che possono arrivare anche alla violenza fisica o morale, il sequestro dei beni, la messa in atto di procedure giudiziarie sbrigative”.

le pratiche di intimidazione da parte degli agenti dei IMF che possono arrivare anche alla violenza fisica o morale, il sequestro dei beni, la messa in atto di procedure giudiziarie sbrigative

Poiché gran parte dei debitori del Bangladesh non ha proprietà immobiliari, gli espropri non si fanno sulla terra o sull’abitazione ma sulla garanzia del 30% che la debitrice deve depositare presso l’agenzia di microcredito.

A ciò si aggiunge la problematica di genere. Con i microcrediti, gli IMPF hanno spinto le donne ad inserirsi nel mercato del lavoro, in particolare nei settori volti all’esportazione (zone franche, tessile, agricoltura in serra) e a bassi salari, approfittando della loro inesperienza del mercato e del mondo del lavoro, della mancanza di consapevolezza dei propri diritti e del loro analfabetismo.

Il tutto si traduce in giornate di lavoro più lunghe, sovraccarico di stress, di fatica, inasprimento della violenza coniugale, e in molti casi mancata scolarizzazione dei figli, prostituzione e suicidi o tentativi di suicidio 14.

La logica della Banca mondiale e del suo Gruppo Consultivo per l’Assistenza ai Più Poveri (CGAP) all’origine dei progetti di micro finanza, era quella di inclusione delle fasce più povere nel mercato. Le ricerche ci dimostrano che quei progetti non hanno combattuto la povertà e il sovra-indebitamento delle famiglie del Sud del mondo, non fanno che aumentarlo.

L’impatto dei debiti privati sul debito pubblico e sull’economia

La crescita dei debiti privati ha gravi ripercussioni sulle economie degli Stati.

La bolla speculativa nel settore delle abitazioni nel 2008 ci ha fatto capire che le banche private sono molte esposte ai crediti deteriorati. Esse hanno dovuto essere ricapitalizzate dagli Stati a partire dal 2009 aumentando così il livello del debito pubblico. E questo ha portato gli Stati ad applicare misure di austerità che colpiscono direttamente la popolazione e suoi diritti fondamentali.

La situazione è lungi dall’essere risolta perché le banche continuano sempre a concedere nuovi crediti ed essere esposte a crediti deteriorati. Non dissimile il comportamento delle grandi imprese private, che accumulano anch’esse una grande quantità di debiti, ed è ancor meno rassicurante perché potrebbe portare l’economia a una nuova crisi internazionale. Del resto, nessun provvedimento ha obbligato seriamente le grandi banche e imprese non finanziarie a porre un freno all’assunzione di rischi, a ridurre la speculazione. E le imprese, dal canto loro, continuano a prendere soldi in prestito per il riacquisto delle proprie azioni in borsa (facendone aumentare il valore che si traduce in maggiori profitti per gli azionisti) , o per acquistare crediti commerciali (prodotti strutturati di altre imprese o di privati, oppure obbligazioni emesse da altre imprese private ma anche titoli pubblici). Fintanto che le imprese continuano a cercare di massimizzare i rendimenti che riscuotono dai crediti , saranno spinte ad acquistare i debiti emessi anche dalle imprese meno solide, disposte a remunerare di più il prestatore .In tal modo, il mercato dei debiti privati a rischio si estende e si prepara una nuova crisi. 15

Più in generale, oggi, le famiglie e le persone devono far fronte ad uno scarto crescente tra l’aumento del costo della vita e le loro entrate, provocato dalle misure di austerità loro imposte come conseguenza dell’aumento del debito pubblico. A cui si aggiunge la finanziarizzazione e privatizzazione di settori importanti della vita e dei diritti fondamentali come la sanità, l’istruzione, la casa. In un cotesto del genere, non avendo altra possibilità di scelta, le famiglie sono obbligate ad indebitarsi con il privato a tutto vantaggio delle banche e altri istituti di credito. Noi riteniamo che i debiti di questo tipo siano illegittimi. Gli Stati, conformemente ai loro impegni internazionali, devono mettere in atto disposizioni che garantiscano il rispetto della dignità umana per tutti.

Traduzione italiana: Mariangela Rosolen

[ 1https://www.forbes.com/sites/zackfriedman/2018/06/13/student-loan-debt-statistics-2018/#4f2384db7310

[2] Idem 1

[3https://www.elmostrador.cl/noticias/pais/2018/05/28/las-cifras-negras-del-cae-40-de-los-estudiantes-desertores-o-egresados-se-encuentran-morosos/

[4https://www.forbes.com/sites/zackfriedman/2018/10/01/student-loans-default/#7cbe8090a066

[5] Strike debt, The Debt Resistor’s Operations Manual, Occupy Wall Street, 2012

[6] Eric Toussaint, La montagne de dettes privées des entreprises sera au coeur de la prochaine crise financière, avril 2019, http://www.cadtm.org/La-montagne-de-dettes-privees-des

[7https://www.fca.org.uk/data/mortgage-lending-statistics

[8] Questa tendenza si è manifestata all’inizio degli anni ’90, è proseguita fino al 2007 e continua ad imporsi in diversi Paesi.

[9]  È stato così soprattutto in Spagna, negli Stati Uniti, in Irlanda e in Gran Bretagna. Negli USA, Blackstone nel 2008 è diventato il più grande proprietario di alloggi in affitto del Paese investendo, tramite aste online, 10 miliardi di dollari in alloggi sequestrati dei quali le famiglie non erano più in grado di riscattare le ipoteche.

[10] v. : Manuel Albeers, The financialization of Home and the Mortgage Market Crises, 2008, oppure il Rapporto delle Nazioni Unite sull’ abitazione adeguata, pubblicato nel 2017

[11https://www.banquesenligne.org/evolution-tendance-microfinance/

[12] Attac CADTM Maroc, Le microcrédit au Maroc : quand les pauvres financent les riches, avril 2017

[13] Ibidem 12

[14] Gutiérrez, M. L., Microfinanzas dentro del contexto del sistema financiero colombiano, 2009

[15] Toussaint E., Sortir du cercle vicieux de la dette privée illégitime au Sud de la planète, avril 2017, http://www.cadtm.org/Sortir-du-cercle-vicieux-de-la

[16] Ibidem 14

[17] Ibidem 12

[18] Daumas L., Pourquoi la microfinance s’intéresse-t-elle autant aux femmes ?, avril 2017, http://www.cadtm.org/Pourquoi-la-microfinance-s

[19] Ibidem 6