La nostra quinta giornata di Napoli di Raphael Pepe

Diffondiamo questa testimonianza della giornata di protesta verso la BCE scritta a caldo da un attivista e introdota da  lui stesso con le seguenti parole:

“La commozione e l’entusiasmo che ho provato ad esprimere con le parole, non é per niente retorica; il corteo non ha avuto grandi numeri ma é forse stato il corteo più bello che ho mai fatto a Napoli, e forse in assoluto il più emozionante che io abbia vissuto. Una cosa é certa la grinta e la speranza che ha dato ai movimenti di questa città, non la si viveva da molto tempo!”

Quando ad inizio settembre, in seno ai movimenti si é venuto a sapere che Napoli dovesse ospitare il vertice della BCE, é stato considerato un vero affronto ad una città pesantemente colpita dalla crisi e dalle politiche neoliberiste.

Per i movimenti napoletani, era chiaro che la città dovesse esprimere il suo dissenso nei confronti della BCE, che orchestra le politiche economiche dei singoli paesi in Europa.

Quanto avvenuto il 2 Ottobre a Napoli ha però superato le aspettative dei movimenti: nonostante la strategia della tensione messa in atto, con media nazionali che annunciavano il saccheggio della città da parte dei cosiddetti Black-Block, la popolazione napoletana ha espresso un forte consenso con le ragioni dei manifestanti e lo ha fatto in modi che a tratti sono stati davvero commuoventi.

Le politiche di austerità colpiscono quotidianamente la vita delle persone, generando sempre più disoccupazione e precarizzando il lavoro, tagliando la spesa pubblica e facendo di diritti fondamentali come l’istruzione e la sanità dei servizi sui quali si specula.

Dall’inizio della crisi però, la BCE ha prestato e presta ancora centinaia di miliardi di euro alle banche private a tassi che vengono ridotti continuamente – ben 16 volte dall’ottobre del 2008 – passando dal 3,75% al 0,05%. Banche private che prestano poi agli Stati applicando dei tassi d’interessi che oscillano tra l’1,4% in Germania e il 6% in Grecia.

In Europa vige un sistema finanziario che salva le banche permettendole perfino di speculare sui debiti sovrani che per forza di cosa non possono che aumentare: si privatizzano i profitti e si socializzano i debiti.

I tagli alla spesa pubblica hanno tolto diritti alle persone, e lo si sente anche sui servizi locali.

In una città come Napoli affogata dalla spending-review e dal pareggio di bilancio, e che ha rischiato quest’anno il dissesto finanziario, é forte la difficoltà di garantire servizi sociali o servizi pubblici locali fondamentali come l’acqua pubblica, i trasporti o la raccolta dei rifiuti. Napoli é una città le cui aziende partecipate sono tuttora di proprietà pubblica e per questo subisce da anni la pressione delle politiche economiche europee e nazionale che spingono gli enti locali a privatizzare i servizi o a svendere il patrimonio pubblico; il tutto a vantaggio di multinazionali, veri avvoltoi sempre alla ricerca di nuovi mercati.

Nei quattro giorni che hanno preceduto il 2 ottobre, ricorreva l’anniversario delle quattro giornate di Napoli in cui la città si liberò dal nazifascismo. In questi giorni, si sono succedute iniziative, dibattiti, incontri, assemblee in cui si é discusso di finanza, di economia, di lavoro, con delle analisi lucide e tante proposte.

Mercoledì mattina, alle 9 e 30, arrivavamo ai Colli Aminei, non lontano dalla Reggia di Capodimonte dove si teneva il vertice della BCE. Prima della partenza del corteo, ci siamo ritrovati tra militanti di associazioni, centri sociali, sindacati o partiti con dei percorsi politici molto variegati, delle storie diverse, ma si sentiva una forte coesione, una forte unità, si provavano sentimenti comuni: tra la rabbia di avere lì vicino i maggiori responsabili della crisi che paghiamo sulle nostre pelle quotidianamente e la tensione legata ai tanti precedenti in cui abbiamo subito la repressione. Tutti avevamo la consapevolezza che ci sarebbe stato un impressionante dispiegamento della polizia e che qualsiasi motivo sarebbe stato sfruttato per colpire i manifestanti.

Verso le 10, il corteo é iniziato, e mentre sfilavamo in un quartiere fantasma, senza macchine parcheggiate e con negozi chiusi, piano piano si sono viste persone che si affacciavano ai balconi e ci salutavano con il sorriso, qualcuno che gridava “sono con voi”. Il corteo si é poi fermato davanti al C.T.O, l’ospedale dei Colli Aminei; lì decine di medici ed infermieri si sono affacciati a sentire interventi fatti dai megafoni. Per una ventina di minuti, hanno ascoltato con molto interesse quanto veniva denunciato e rivendicato dai “cattivi black-block”, e ogni intervento é stato seguito da lunghi applausi.

Si é poi proseguito verso il bosco di Capodimonte, e più ci si avvicinava, più si sentiva la tensione, gli elicotteri della polizia volavano molto basso, facendo un rumore che non provocava certo una sensazione di sicurezza. Arrivati ai lati del bosco, qualche attivista ha voluto fare un atto simbolico, le immagini sono state ampiamente diffuse e Mario é diventato “l’attivista della scala”, quella scala sulla quale é salito per scavalcare simbolicamente il muro che circonda il bosco di Capodimonte ed esporre all’interno uno striscione con la scritta Block-BCE. L’intento, con quest’azione non-violenta era anche di dimostrare quanto fosse facilmente infrangibile un “piano di sicurezza” che ha avuto un costo spropositato.

Non appena é salito sulla scala, la polizia ha spruzzato idranti lacrimogeni sui manifestanti, centinaia di persone che camminavano pacificamente hanno subito un atto di violenza spropositato e immotivato; ma nonostante questo, nessuno ha risposto con la violenza. In molti invece hanno cercato con calma di fare calare la tensione per proteggere i manifestanti. Tutti avevamo lacrime agli occhi, gole e nasi irritati, qualcuno si é anche sentito male, perdendo anche la respirazione per un attimo. Mentre succedeva tutto ciò, Mario veniva arrestato.

Abbiamo mantenuto un presidio nelle vicinanze, rivendicando il rilascio del compagno, e quando ci é stato garantito che sarebbe stato liberato se il corteo avesse proseguito, ci siamo rimessi a camminare con rabbia e amarezza, determinati a continuare il corteo in città finché non ci avesse raggiunto Mario. Per l’ennesima volta, lo stato di polizia ha dimostrato che in questo paese, non si consente la libertà di manifestare democraticamente.

Scendendo da Capodimonte, e andando verso il centro, si é deciso di passare nel cuore della Sanità, quartiere popolare di Napoli, di cui purtroppo si parla più spesso per fatti di camorra che non per la storia e la cultura del Rione di Totò. Quanto abbiamo vissuto in questi vicoli a quel momento é difficilmente descrivibile. In molte persone, si notava lo stupore di vedere un corteo di questa ampiezza in una zona di Napoli disprezzata e abbandonata dalle istituzioni, una zona di Napoli isolata nonostante la vicinanza con il Centro Storico, e in cui manca di tutto. Prima del nostro arrivo, qualche poliziotto ha cercato di intimorire la gente, consigliando di chiudere le botteghe perché con l’arrivo dei Black-Block, tutto sarebbe stato saccheggiato. Invece, donne e uomini, anziani e giovani, bambini sono scesi per le strade, qualcuno si é giunto al corteo per sfilare insieme a noi, in molti ci chiedevano il perché della manifestazione ed esprimevano il loro sostegno, in tanti ci ringraziavano. Da un balcone, una signora anziana ci mandava baci a non finire, finché non si é messa le mani sul viso ed é scoppiata in lacrime, mormorando; “grazie.. grazie”; é stata salutata con gli applausi. Arrivati in via Vergini, ci siamo fermati di nuovo, e vedevamo gente su ogni balcone che dai megafoni sentiva parlare di quello che vive quotidianamente, dei diritti negati dai poteri forti, della precarietà, della disoccupazione, e si sentiva come sollevata, liberata per un attimo da un profondo sentimento di ingiustizia e di abbandono.

Il nostro cammino é poi proseguito fino a Piazza Bovio, comunemente chiamata Piazza Borsa, e lì abbiamo aspettato che fosse liberato Mario. Verso le 15, é arrivato dalla questura, accolto da tutti e tutte, e proprio in Piazza Borsa che per l’occasione avremmo potuto rinominare Piazza del Popolo, si concludeva la nostra quinta giornata di Napoli: una giornata in cui i movimenti napoletani hanno saputo esprimere un forte dissenso nei confronti delle politiche neoliberiste; una giornata in cui il popolo napoletano ha espresso solidarietà e unità, con una socialità che lo caratterizza.

Chi ha partecipato a questa giornata, non si potrà dimenticare le emozioni vissute, tra la gente e con la gente. Ieri, in molti di noi, dopo anni molto duri, siamo tornati a credere che veramente un altro mondo é possibile.