Ancora austerità da Basilea

Banca-dei-regolamenti-internazionalidi Matteo Bortolon – Lo scorso 23 giugno è uscita la 83a Relazione generale della Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS). Si tratta della più antica istituzione finanziaria internazionale esistente, con la struttura di una SpA e per azionisti le Banche Centrali (una sessantina, inclusa la Bce), e con compiti di coordinamento fra le stesse in materia di politiche monetarie e vigilanza. E’ in seno alla BIS che vengono ideate e negoziate le regole per le banche private – i famosi regolamenti di Basilea I, II, III; e che trova ospitalità il Financial Stability Board, organismo di monitoraggio sul sistema finanziario mondiale.

La Relazione annuale fa il punto della situazione economico-finanziaria globale con dati, analisi e prescrizioni. Lontana dal clamore politico e dal dibattito che alla fine ha lambito altre istituzioni, aliena dalla necessità di giustificare i dogmi neoliberisti – tanto vi è naturalmente immersa – la BIS da un lato esprime valutazioni critiche sul sistema con asettico tecnicismo, dall’altro prescrive i rimedi con la tranquilla serenità che la voce del Vero Potere sforna nelle ovattate stanze di Basilea.
La lettura è a tratti faticosa per i non addetti, visto che per alcune questioni si entra in diversi dettagli tecnici ma un messaggio è abbastanza chiaro: la festa deve finire. Si inizia facendo infatti un bilancio dell’anno passato, caratterizzato da una crescita ancora debole e incerta e rilevando come le banche centrali abbiano assunto un ruolo decisivo per la tenuta del sistema: abbassando i tassi d’interesse – cioè immettendo più denaro facile nel sistema – e comprando titoli di stato. L’accresciuto ruolo di esse si riflette nel fatto che dal 2007 hanno raddoppiato i loro bilanci, salendo a 20.000 miliardi, circa il 30% del PIL mondiale. E’ a questo punto che scatta il campanello d’allarme: la ripresa non può essere sostenuta ancora dalle politiche monetarie, occorrerà tornare ad una maggior rigidità e quindi l’economia dovrà correre sulle sue gambe. I primi due capitoli spiegano come: flessibilizzando il mercato del lavoro, riducendone le tutele (che in Italia, di contro ai liberisti nostrani, secondo la BIS sono inferiori rispetto a Francia, Germania, Portogallo, Spagna, Norvegia, Belgio) e liberalizzando i mercati. Sul versante delle finanze pubbliche la BIS rimane uno degli ultimi rifugi dell’austerità, dopo che un po’ tutti, da Merkel al FMI (ultimo report di marzo scorso) hanno iniziato a prenderne le distanze. Per gli ostinati banchieri di Basilea invece bisogna fare i sacrifici subito e spontaneamente, rispetto a farli più tardi e per forza. Un destino da tragedia greca quindi. O da epos tedesco… Si ribadisce che un alto debito danneggia la crescita e, visto che il classico studio di Rogoff e Reinhart è stato demolito dalle critiche (memorabile l’errore di inserimento della formula su excel…), si chiamano altri studi in soccorso per ribadire la necessità del risanamento e dei tagli, cui aziende e famiglie debbono ovviamente concorrere
Quanto al sistema bancario, non si va oltre la reiterata enunciazione di una nuova regolamentazione di banche e sistema finanziario per prevenire rischi e contagio al sistema, imponendo criteri più stringenti (pudicamente detti prudenziali) di liquidità e patrimonio, auspicando una maggior severità nella regolazione dei malfamati derivati OTC .
Naturalmente, nessun accenno neppure lontano al disastro economico, politico e sociale prodotto dalle politiche di austerità dentro la società greca : evidentemente Basilea è troppo lontana da Atene.