L'euro è diventato uno strumento di ricatto
Zoe Konstantopoulou, ex presidente del parlamento greco, era tra i partecipanti, e ai margini del meeting aveva concesso questa intervista a Amélie Poinssot di Mediapart, in cui analizza senza reticenze molti problemi della sinistra greca.
Lei sarà a Madrid questo fine settimana per il secondo vertice del «piano B», dopo il primo che si è tenuto a Parigi a gennaio. Quali conclusioni trae della prima riunione, alla quale ha assistito alla presenza di Jean-Luc Mélenchon?
Zoe Konstantopoulou: Il piano B mette l’accento sulla democrazia e la sovranità del popolo. Pensiamo che sia urgente coordinarci con i movimenti sociali e le altre forze politiche che condividono le nostre idee per condurre l’Europa verso la prosperità, in particolare quella delle giovani generazioni. A Parigi, alla fine di gennaio, ci siamo riuniti per due giorni e i nostri dibattiti hanno mostrato in modo limpido che ci sono alternative all’Europa dell’austerità, a questo totalitarismo economico del quale siamo stati vittime negli ultimi anni.
Le sfide di oggi vanno oltre la geografia politica tradizionale. Toccano il cuore della società. La sinistra deve assumere la propria responsabilità verso il futuro e trasformarsi in una forza innovatrice e radicale per dare vita a queste alternative.
Quali sono le alternative?
Da un punto di vista politico, l’alternativa deve essere la democrazia. Bisogna che i mandati degli eletti siano rispettati. Ci occorre un sistema economico che segua la politica e non l’opposto. L’economia non deve obbligare la politica.
L’alternativa deve inoltre mettere l’accento sulla giustizia sociale e la giustizia in generale. Bisogna rivolgersi verso questi giovani cittadini oggi marginalizzati, mentre le loro conoscenze, le loro idee potrebbero precisamente essere uno strumento per rivitalizzare l’Europa.
Questo passa per l’abbandono dell’euro?
Secondo me, la moneta non è la questione. La moneta è solo un mezzo, uno strumento, per dare la prosperità ai cittadini, uomini e donne, affinché abbiano una vita degna e rispettosa dei diritti dell’uomo.
Quello che si constata in Europa dal 2013, con il primo ricatto economico esercitato contro Cipro, è che l’euro diventa uno strumento, non di prosperità, ma di ricatto e miseria. È inconcepibile che una moneta sia trasformata in arma contro una popolazione che rivendica la propria scelta della libertà e della democrazia. È una strategia di guerra che utilizza le banche come strumento. Quello che è successo l’estate scorsa con il popolo greco, è che gli si è presentato un ricatto imponendogli la scelta tra l’euro e la democrazia – che tuttavia è una conquista politica dell’Europa. Questo tipo di ricatto demolisce l’idea dell’Europa unita, bisogna rispondervi con determinazione: bisogna imperativamente rovesciare questo autoritarismo monetario distruttivo per il popolo europeo. L’euro non deve stare in una gerarchia politica, deve permettere a una politica democratica di realizzarsi.
Perché non è andata a Berlino il 9 febbraio per il lancio del nuovo movimento europeo attorno a Yanis Varoufakis? Eppure condivideva le stesse valutazioni con l’ex ministro delle finanze quando siete stati messi da parte dal governo Tsipras dopo il referendum di luglio…
L’iniziativa di Yanis Varoufakis e la nostra non sono per niente in concorrenza. Tutte le iniziative che hanno lo scopo di democratizzare l’Unione Europea e gli Stati membri sono buone. D’altronde, noi abbiamo firmato insieme, a settembre, l’appello per un piano B in Europa. Il vertice di Parigi era il primo passo che faceva seguito all’appello. Il secondo passo si svolge a Madrid questo fine settimana, e questa volta Varoufakis sarà al nostro fianco. Siamo in buoni rapporti pur sapendo che non coincidiamo su tutti i punti.
Quali sono le vostre divergenze politiche?
Preferisco non parlare di divergenze. L’obiettivo è che queste iniziative convergano in futuro.
Per me, l’importante è la sovranità popolare. Bisogna che nell’UE si eserciti una vera democrazia per i popoli europei, bisogna ristabilire la sovranità del popolo e la sua rappresentatività nelle istituzioni europee. Oggi, l’Unione è gestita da istanze che non hanno alcuna legittimità democratica.
Come ristabilire questa sovranità?
Bisogna cominciare con l’istituire procedure di trasparenza e responsabilità nel funzionamento delle istituzioni europee. Queste ultime devono rendere conto di ciò che fanno e decidono, troppe cose restano nell’ombra, oggi. È il caso, in particolare, della Banca centrale europea (BCE) e della Commissione. Penso anche che dovremo rafforzare il ruolo del parlamento, che per ora resta decorativo. E occorre una maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni prese dalle istituzioni. Si potrebbe immaginare ad esempio, l’istituzione di referendum sulle questioni che riguardano i popoli europei.
Troppo spesso il popolo non ha alcuna informazione sui parametri delle decisioni che vengono prese. La BCE, ad esempio, non presenta alcun rendiconto delle sue riunioni, non al grande pubblico e nemmeno ai governi! Il parlamento, dal canto suo, vota per la maggior parte del tempo in assenza di dibattito con i cittadini, che sono pochissimo informati.
Come ha vissuto il voltafaccia del primo ministro Alexis Tsipras, l’estate scorsa a Bruxelles?
Alexis Tsipras non aveva il diritto di violare ed eludere il mandato popolare, che pure era molto forte e molto chiaro. Il popolo greco si era pronunciato in tutta lucidità, e aveva chiaramente respinto le politiche di austerità. Tsipras aveva il dovere di rispondere a questo mandato per il quale Syriza era stata eletta. In seguito, i greci avevano detto «no» in massa alla domanda, posta dal referendum, di continuare l’austerità … La mia interpretazione è che Tsipras pensava che avrebbero votato «sì», e che lui aveva proclamato il referendum per perderlo e coprirsi con il nuovo mandato. Ma è successo l’opposto! All’inizio avevo creduto alle motivazioni democratiche di Tsipras quando aveva indetto il referendum – in quel momento facevo parte delle persone che lo difendevano di più – ora sono convinta che si era messo d’accordo con i creditori ancora prima del suo arrivo al potere … Secondo me, il voltafaccia di luglio non è tanto una capitolazione quanto un tradimento del popolo e della sinistra.
Attualmente abbiamo un governo, uscito dalle elezioni di settembre, che conduce una politica neoliberista. Continua la privatizzazione di imprese e beni pubblici, il sostegno alle banche e gli attacchi contro i più sfavoriti: i greci super indebitati ormai non hanno più la garanzia di poter conservare la loro abitazione, e la riforma in corso delle pensioni istituirà pensioni bassissime, a 384 euro al mese, cioè a metà del livello di povertà. È il 12° taglio delle pensioni dal 2010! Il governo Tsipras attua tutto ciò che i governi PASOK [socialisti – ndr] e ND [Nuova Democrazia. Destra conservatrice – ndr] non sono riusciti a fare passare …
Il problema è che le elezioni legislative anticipate di settembre erano incostituzionali. Sono state proclamate con un preavviso estremamente breve, mai visto in quarant’anni. Sono state decise con il presidente della Repubblica e i creditori senza che lo stesso parlamento fosse avvisato. Io, che ero presidente del parlamento, l’ho saputo dai media … D’altra parte, circa metà degli elettori non sono andati alle urne, e il 2,5% degli elettori hanno votato scheda bianca o nulla. Risultato, Tsipras in realtà rappresenta solo il 36% dei votanti e il 18% dell’elettorato nel suo insieme, sono 350.000 voti in meno che nel gennaio 2015.
In realtà, quelle elezioni sono state organizzare per eliminare dal partito i deputati che resistevano al diktat dei creditori. Non le si può utilizzare per dire che il popolo ha legittimato il ricatto di Bruxelles. D’altronde, i greci non sostengono in massa questo governo. Da settembre ci sono state numerose manifestazioni.
Però, l’ala sinistra di Syriza, che ha fatto la scissione l’estate scorsa, non ha ottenuto alcun seggio alla Vouli … La sinistra che protesta sembra in minoranza oggi.
Quelli che resistono al 3°memorandum non sono una minoranza. Il partito Unità Popolare, con il quale ho fatto campagna a settembre, non è il solo a criticare la politica del governo. Condividiamo con loro e altri una stessa volontà di resistere e ristabilire la democrazia in Grecia e in Europa. Quanto a me, io sono in contatto permanente con collettivi sociali e culturali che fanno muovere le cose. Io sono anche molto presente nei settori professionali toccati dalle prossime misure di austerità. E poi continuiamo la nostra lotta per l’audit del debito greco. Il nuovo presidente dell’assemblea ha tolto il nostro rapporto dal sito ufficiale del parlamento, e una decisione unilaterale ha dichiarato che i nostri lavori erano terminati. Ma il nostro audit non era finito, era prevista una seconda fase di studio dopo l’estate! Le serrature dell’ufficio del comitato di audit al parlamento sono state cambiate e noi non abbiamo più alcun accesso ai nostri dossier. … È un attacco diretto che rivela che il governo attuale non vuole più sentire parlare degli impegni elettorali del gennaio 2015.
(Intervista pubblicata su Mediapart, il 20 febbraio 2016. Traduzione di Gigi Viglino).
Fonte: http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2552:zoe-konstantopoulou-leuro-e-diventato-luno-strumento-di-ricattor&catid=28:allordine-del-giorno-i-commenti-a-caldo&Itemid=39
Articolo apparso per la prima volta su: http://alencontre.org/europe/zoi-ko…