Il popolo palestinese ha diritto alla vita, alla terra e alla sovranità

Articolo pubblicato da Grain, il 27 ottobre 2023, traduzione di Giulia Piomponi

Foto di Womin-CADTM

Il CADTM condivide il punto di vista e l’analisi approfondita di GRAIN, in solidarietà con il popolo palestinese.


Le rappresaglie d’Israele inseguito all’attacco di Hamas il 7 ottobre 2023, si sono trasformate velocemente in una nuova fase che possiamo considerare come una vera e propria campagna di genocidio per annientare e spostare con la forza 2,2 milioni di abitanti di Gaza. Al momento della pubblicazione di questo articolo (27 ottobre 2023), i bombardamenti aerei indiscriminati dell’esercito di Israele hanno ucciso più di 7 000 persone a Gaza (oggi, 28 novembre 2023, abbiamo superato i 20 mila morti), per la maggior parte donne e bambini, e distrutto 200 000 case, così come scuole, ospedali e luoghi di culto. Da più di due settimane, Israele ha tagliato a Gaza i rifornimenti essenziali di cibo, acqua, carburante, elettricità e medicine, creando secondo l’OMS, “una crisi umanitaria e sanitaria che ha raggiunto dimensioni catastrofiche”.

Prima di questa nuova escalation di violenza, la popolazione di Gaza era già vittima di una crisi umanitaria. Dal 2007, Israele impone un blocco illegale sul territorio, obbligando il 77%[1] dei suoi abitanti a dipendere dagli aiuti alimentari. Oggi, organizzazioni come La Via Campesina e Oxfam affermano che la fame è usata come “strategia di guerra” dal governo israeliano[2]. Da decenni, la distruzione dell’agricoltura e della pesca palestinese fanno parte delle numerose dimensioni del progetto di colonizzazione israeliano. Prima di ottobre 2023, il 35% delle terre agricole di Gaza si trovava in una “zona d’accesso limitato” alla frontiera con Israele. Di conseguenza, 113 000 agricoltori e agricoltrici non hanno più accesso alle loro terre situate in quest’ aerea[3]. Inoltre, dal 2014, aerei israeliani polverizzano sistematicamente con erbicidi[4], compreso il glifosato, durante il raccolto, spesso quando il vento soffia in direzione di Gaza[5]. Solo a gennaio 2020, queste polverizzazioni hanno danneggiato 281 ettari di coltivazioni palestinesi, colpendo 350 operatori e causando una perdita di oltre un milione di dollari[6].

Il regime di apartheid ha trasformato la pesca a Gaza (un mezzo di sussistenza profondamente radicato nella cultura ed economia locale) in una delle attività più precarie e più pericolose in Palestina. La carenza di carburante e la mancanza di attrezzature, a causa delle restrizioni imposte all’ingresso delle merci nella Striscia di Gaza, rendono difficili le uscite in mare. I pescatori che si avventurano oltre le 6 miglia nautiche designate rischiano spesso di essere arrestati o di subire direttamente colpi di arma da parte degli israeliani.

DYKT Mohigan Mercato del pesce a Gaza – Flickr -CC

Questa situazione viola il diritto internazionale, che autorizza lo stato palestinese a rivendicare una sovranità permanente in un raggio di 60 miglia nautiche. Di conseguenza, solo la metà di 3800 pescatori di Gaza registrati hanno la possibilità di effettuare il loro lavoro, avendo un impatto su 35 000 persone che dipendono da questo settore per la loro sussistenza.

In Cisgiordania, i coloni israeliani[7] si sono approfittati dell’offensiva condotta oggi a Gaza per intensificare i loro attacchi violenti con lo scopo di impossessarsi di nuove terre, facendo emigrare così centinaia di agricoltori e agricoltrici palestiniani/e[8]. Ancora una volta si tratta di una strategia utilizzata da anni. La Cisgiordania è composta dal 90% di terre agricole, di cui una grande parte è sotto il controllo diretto di Israele[9] dalla firma degli accordi di Oslo del 1993.

Jewish settlers and Israeli army attack Palestine farmers, Saffaa, Palestine, 20/6/2009, CC – Flickr

Una barriera di separazione[10], situata principalmente in Cisgiordania, ha notevolmente ostacolato l’accesso alla terra a migliaia di agricoltori e agricoltrici palestiniani/e, separando le fattorie e gli allevamenti dai loro villaggi. Nel 2019, solo 12 delle 76 porte pianificate per dare l’accesso agli agricoltori e agricoltrici erano aperte quotidianamente, mentre per le altre 56 si aveva bisogno di un permesso. Inoltre, il sistema di apartheid spinge gli agricoltori e le agricoltrici della Palestina ad utilizzare semi e prodotti agrochimici venduti dalle imprese israeliane[11], distruggendo così i loro suoli e la loro biodiversità e allo stesso tempo lasciandoli nell’indebitamento e nella povertà. Ciò ha portato ad un declino significativo dell’agricoltura, un settore storicamente vitale per la società e l’identità palestinese.

Anche prima delle recenti riduzioni nei servizi di base a Gaza, la situazione della popolazione palestinese era già disastrosa. Per quanto riguarda l’accesso all’acqua, il governo israeliano ha imposto severe restrizioni, definite dall’organizzazione per la difesa dei diritti umani Al-Haq come “apartheid dell’acqua”.[12] Dal 1982, la popolazione palestinese dipende da Israele per l’approvvigionamento d’acqua, in quanto la compagnia nazionale delle acque, Mekorot[13], controlla le infrastrutture.

L’estrazione da parte di Israele dell’acqua dagli acquiferi della Cisgiordania rappresenta l’85% dell’approvvigionamento del paese[14]. Mentre Mekorot gestisce il collegamento delle colonie illegali alla rete idrica, i Palestinesi vedono costantemente negata l’autorizzazione per la costruzione di nuovi pozzi, mentre le loro cisterne per la raccolta dell’acqua piovana vengono spesso distrutte dall’esercito israeliano[15]. Questa discriminazione sottostante è evidente se si considera che in Cisgiordania i coloni israeliani consumano in media sei volte più acqua rispetto ai Palestinesi.

Le conseguenze di questa apartheid dell’acqua non si limitano all’agricoltura, ma colpiscono anche la salute. Le malattie legate all’acqua sono diventate la principale causa di morte a Gaza a causa della scarsità d’acqua nelle città e nei villaggi, oltre alla mancanza di accesso all’acqua corrente nelle comunità rurali[16]. Ma il controllo dell’acqua implica anche la capacità di regolare le dighe. Il Centro Al Mezan per i diritti umani riporta che la manipolazione delle dighe di acque piovane o delle barriere idriche da parte delle autorità israeliane ha causato inondazioni improvvise su terreni coltivati a Gaza[17].

Le organizzazioni contadine e quelle che difendono la sovranità alimentare hanno adottato una serie di misure per affrontare queste difficili condizioni. Questo va dal commercio equo e solidale ai cesti della dignità per le donne di Gaza, passando per le banche dei semi locali e all’agroecologia. Considerando il rischio di criminalizzazione e repressione che queste organizzazioni e altri gruppi affrontano da parte di Israele, è importante riconoscere e sostenere queste iniziative.

Gaza si trova di fronte a una situazione che, lontana dall’essere una guerra tra eserciti, somiglia più alla distruzione di un’intera popolazione. L’obiettivo sembra chiaro: prendere il controllo dell’intero territorio palestinese, questa volta in modo più aperto e attraverso un aumento esponenziale della violenza. È ciò che Israele fa in modo sistematico e con totale impunità dal 1948, quando 750.000 Palestinesi sono stati forzatamente spostati. Per questo motivo è essenziale mantenere collettivamente la pressione per chiedere un immediato cessate il fuoco e la fine del regime di apartheid. Le persone che vivono di agricoltura, pesca e la popolazione palestinese nel suo complesso hanno il diritto di riconquistare la sovranità sulla propria vita e terra.

Manifestazione a Liegi 28 ottobre 2023. Foto CADTM.
Manifestazione a Liegi 28 ottobre 2023. Foto CADTM.

NOTE

[1] Fian International, Statement in Solidarity with the people of Gaza, ottobre 2023. https://www.fian.org/en/press-release/article/statement-in-solidarity-with-the-people-of-gaza-3215

[2] La Via Campesina, Palestine : L’UAWC condamne l’utilisation par Israël de la famine comme arme de guerre à Gaza, 11 ottobre, 2023. https://viacampesina.org/fr/palestine-luawc-condamne-lutilisation-par-israel-de-la-famine-comme-arme-de-guerre-a-gaza/ e Oxfam, “Starvation as weapon of war being used again Gaza civilians, https://www.oxfam.org.uk/media/press-releases/starvation-as-weapon-of-war-being-used-against-gaza-civilians/

[3] Amnesty International, “Israel’s apartheid against Palestinians: Cruel system of domination and crime against humanity”, February 1, 2022Index Number: MDE 15/5141/2022. https://www.amnesty.org/en/documents/mde15/5141/2022/en/

[4] Who Profits, Research Center, “Agribusiness as usual, Agricultural Technology and the Israeli Occupation”, January 2020. https://www.whoprofits.org/publications/report/69

[5] Al Mezan Center for Human Rights, Effects of Aerial Spraying on Farmlands in the Gaza Strip, February 2018. https://www.mezan.org/uploads/files/1518678952698.pdf

[6] EUROMED RIGHTS, “Israel’s herbicide spraying: Palestinian farmers’ means of subsistence jeopardized”, 22 Aprile 2020. https://euromedrights.org/publication/israels-herbicide-spraying-palestinian-farmers-means-of-subsistence-jeopardised/

[7] Emma Graham-Harrison and Quique Kierszenbaum in Ein Rashash,“The most successful land-grab strategy since 1967’ as settlers push Bedouins off West Bank territory”, The Guardian, 21/10/2023. https://www.theguardian.com/world/2023/oct/21/the-most-successful-land-grab-strategy-since-1967-as-settlers-push-bedouins-off-west-bank-territory

[8] The Israeli information center on Human Rights in the occupied territories, “Under cover of Gaza war, settlers working to fulfil state goal of Judaizing Area C”, 19 October 2023. https://www.btselem.org/press_releases/20231019_under_cover_of_gaza_fighting_settlers_working_to_fulfil_state_goal_of_judaizing_area_c

[9] The State of Palestine – Ministry of Agriculture, “National Agricultural Sector Strategy (2017-2022) – Resilience and Sustainable Development”, Palestine 2016. https://www.fao.org/faolex/results/details/fr/c/LEX-FAOC174456/

[10] The Israeli information center on Human Rights in the occupied territories, “The separation barrier”, 11 November 2017, https://www.btselem.org/separation_barrier.

[11] Moayyad Bsharat, “The reality of using commercial seeds from the viewpoint of small-scale farmers in the Jordan Valley (Jericho and Tubas governorates)”, December 2020, DOI:10.13140/RG.2.2.24712.55046, Advisor: Dr. Abdul Wahhab Sabbagh. https://tinyurl.com/2p9epad9

[12] Elisabeth Koek, “Water- For One People Only- Discriminatory Access and ‘Water-Apartheid’ in the OPT”, AL-HAQ, March 2013. https://tinyurl.com/wbahy2m9

[13] Who profit-Research Center, “Dried up – Morkot’s involvement in the Israeli occupation”, June 2023. https://www.whoprofits.org//writable/uploads/publications/1689582950_9c07afebc582329ec56b.pdf

[14] Lina Isma’il and Dr. Muna Dajani, “Agrculture in Palestine”, 19 August 2019, Heinrich Boll Stiftung Palestine and Jordan. https://ps.boell.org/en/2021/08/19/agriculture-palestine

[15] Amnesty International, “The occupation of water”, 17 November 2017, https://www.amnesty.org/en/latest/campaigns/2017/11/the-occupation-of-water/

[16] Wafa, Palestine news and Info Agency, “Al-Haq, on World Water Day, says Israel’s ‘water-apartheid’ denies Palestinians’ rights to adequate water”, 23 Marzo 2022. https://english.wafa.ps/Pages/Details/128528

[17] Al Mezan – center for Human Rights, “Farming in a buzzer zone”, Gaza city, 2018-2020. https://mezan.org/uploads/files/16142371071857.pdf