Fronte unito contro il pagamento dei debiti illegittimi pubblici e privati
CADTM international
Dall’inizio del 2020, la pandemia di Covid-19 ha tragicamente aggravato le condizioni di vita della maggioranza della popolazione mondiale. Mai realmente ripresosi dalla crisi dei sub-prime nel 2007-08, il sistema economico si sgretola nella misura in cui persevera nella sua deconnessione dall’economia reale.
Già nel 2008 la precedente direttrice del FMI, Christine Lagarde dichiarava che « I livelli di indebitamento stanno raggiungendo nuove vette nei paesi avanzati, nei paesi emergenti e nei paesi a basso reddito[…] il debito privato, sia pubblico che privato, raggiunge oggi il record storico di 182.000 miliardi di dollari, quasi il 60% in più rispetto al 2007» .
I paesi emergenti e i paesi in via di sviluppo ne subiscono già i primi effetti.
Due anni più tardi, sotto l’effetto del brutale rallentamento di un’economia mondiale così malata quanto fragile, la situazione raggiunge livelli inediti.
Nei paesi del Nord, il livello globale del debito pubblico ha superato il 120/% del PIL.
Al Sud, più di un paese su cinque è in una sistuazione di sovra-indebitamento e quasi il 15% è in default parziale o totale. Secondo l’ILO, quasi 300 milioni di posti di lavoro formali sono stati distrutti nello spazio di qualche mese in queste regioni. Secondo la Banca mondiale da qui alla fine del 2020 come conseguenza diretta del Covid-19, l’estrema povertà toccherà tra gli 88 e i 115 milioni di persone in più e farà precipitare quasi 270 milioni di persone in più in situazioni di insicurezza alimentare acuta.
Malgrado l’urgenza della situazione, le richieste di aiuto da parte delle popolazioni, di alcuni capi di stato e le mobilitazioni coordinate dalle organizzazioni della società civile, i grandi discorsi degli IFI e delle istituzioni internazionali non hanno avuto effetto. Le misure prese in primavera e in autunno dal FMI, Banca mondiale e G20 possono di nuovo riassumersi così :« too little, too late ».
« Too little / troppo poco» , per ciò che concerne il numero dei paesi interessati (appena il 50% dei paesi in via di sviluppo), senza alcuna cancellazione del debito e senza sforzi da parte dei creditori privati; e « too late / troppo tardi», per la maggior parte dei paesi interessati le misure annunciate in aprile non sono state applicate che a partire da settembre. Come conseguenza lo Zambia non sembra essere che il primo di una lunga lista di paesi che non saranno più in regola con i pagamenti nelle prossime settimane.
Quasi quattro decenni dopo l’inizio delll’ultima grande crisi del debito del terzo mondo, ci stiamo dirigendo verso una nuova catastrofe umanitaria.
Gli IFI e le istituzioni internazionali non vogliono abbandonare le politiche che hanno condotto a questa situazione estremamente grave. Tuttavia, il FMI, come sempre, condiziona il suo intervento all’applicazione dei piani di aggiustamento strutturale, in conformità con la sua storica azione anti-sociale, pro-neoliberista.
Malgrado il suo impatto nefasto sulle condizioni di vita dell’85% della popolazione mondiale, i 3000 miliardi di dollari di debito pubblico estero dei paesi del Sud pesano ben poco di fronte ai 5000 miliardi di dollari rilasciati solo negli USA e in Europa, e sul debito globale totale. Insomma, con la volontà politica, l’annullamento del debito dei paesi in via di sviluppo è possibile.
Poichè i creditori ufficiali e privati non sono disponibili ad agire nell’interesse generale, facciamo appello ai paesi del Sud ad esercitare i loro diritti e a procedere ad una sospensione del pagamento del loro debito invocando tre argomenti molto legittimi in questo periodo: il « cambiamento fondamentale di circostanze » dopo l’inizio della pandemia mondiale, «lo stato di necessità» di fronte agli indispensabili servizi sanitari e sociali supplementari in un contesto di crisi economica e «la forza maggiore», vista la situazione di sovra-indebitamento nella quale essi si trovano.
Per proteggersi dalle rappresaglie già preannunciate dai creditori privati, facciamo appello ai paesi del Sud a costituire un fronte unito contro il pagamento e per il ripudio di questi debiti illegittimi.
Inoltre, la pandemia di Coronavirus colpisce una parte sempre crescente di popolazione e le misure di contenimento aggravano la disoccupazione, la diminuzione dei redditi,la precarietà, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dei servizi di base.
I licenziamenti massicci di salariati/e e il fallimento dei micro-progetti e delle altre piccole attività di sussistenza si generalizzano.
La maggior parte delle famiglie popolari hanno oggi grosse difficoltà a provvedere ai loro bisogni quotidiani elementari, mentre le loro spese aumentano per difendersi dal Covid-19 nei riguardi del sistema della sanità pubblica, smantellata da decenni di politiche liberiste a favore del settore privato dopo il 1980.
Oggi centinaia di milioni di persone delle classi popolari indebitate, che, per una grande parte, sono donne, si ritrovano nell’incapacità di rimborsare i loro prestiti e di sopportare i tassi di interesse troppo elevati imposti dalle istituzioni della micro-finanza (micro-crediti), così come da istituti di credito al consumo e da banche. Questo indebitamento investe egualmente i contadini/dine e gli agricoltori/trici, costretti ad applicare uno sfruttamento intensivo e distruttivo attraverso investimenti massici in macchinari e concimi fossili; principalmente le donne che sono nell’impossibilità di rimborsare i micro-crediti ; i locatari incapaci di pagare alloggi sopravvalutati dalla pura speculazione immobiliare, gli studenti/tesse il cui avvenire professionale e personale è sacrificato al fine di rimborsare dei prestiti contrari ai diritti umani ; o ancora tutti /tutte quelli/quelle obbligati/e a ricorrere ai crediti al consumo per rispondere a spese di prima necessità in un contesto di neoliberalizzazione sempre più aggressiva a vantaggio solo dei più ricchi.
Le tragedie sociali di ampi strati popolari che derivano dal loro indebitamento bancario, a fronte di una minoranza di speculatori nel settore finanziario che si arricchisce, rendono questi debiti privati illegittimi. Essi sono anche illeciti per vizio contrattuale.
Facciamo appello ad una mobilitazione cittadina e sociale (individui, associazioni, organizzazioni, movimenti autonomi, reti…) per indagare sulle differenti forme di saccheggio e di abusi commessi dalle istituzioni del micro-credito, del credito al consumo e delle banche contro le loro vittime, e ad esaminare le fondamenta illegittime e illegali che obbligano all’annullamento dei debiti privati delle famiglie povere.
Questa mobilitazione necessaria per l’annullamento dei debiti privati sarà una componente del movimento globale per l’annullamento dei debiti pubblici illegittimi.