La Rete dei Municipi contro il Debito Illegittimo presenta otto richieste al Governo Centrale per le Autonomie locali
di Rete dei Comuni contro il Debito illegittimo e i tagli –
La modifica della legge sui fondi, la deroga dai tassi di sostituzione e dalla legge di
stabilità finanziaria, la sostenibilità finanziaria e l’eliminazione della regola di spesa
sono alcune delle proposte raccolte nel manifesto stilato a conclusione del IV incontro
della Rete, che si è tenuto a Cordoba.
Nel manifesto si richiede che si metta mano finalmente ai finanziamenti comunali,
prelevando in modo stabile una percentuale annuale del bilancio specifico dei comuni
e si crei una banca pubblica.
La Rete dei Municipi contro il Debito Illegittimo e i Tagli ha presentato in un manifesto
le otto richieste “fondamentali per la creazione di un nuovo contesto legislativo che
garantisca l’autonomia comunale in ambito finanziario, garantita dalla Costituzione”.
Questo manifesto scaturisce dalle conclusioni del IV incontro di questa Rete, che si è
svolto a Cordoba dal 19 al 21 ottobre: durante il convegno sono stati ripercorsi tutti
gli eventi basilari verificatisi dal 2011 con la riforma dell’articolo 135 della
Costituzione, “con la scusa della truffa che chiamano crisi, che i diversi governi hanno
giustificato con la necessità inderogabile di ridurre il debito pubblico mediante
l’austerità, il nuovo colosso dai piedi d’argilla dei nostri giorni”, viene denunciato nel
manifesto.
Di conseguenza, tra le richieste presentate al governo Sanchez troviamo “una fiscalità
equa sotto il controllo dei comuni ed una loro reale autonomia per l’applicazione
progressiva delle imposte locali”, come anche “ la ridefinizione delle competenze dei
Comuni, e l’attribuzione di finanziamenti conformi.” Coerentemente con questa linea,
viene sostenuta “la modifica della legge delle fondazioni per quanto riguarda
l’esenzione dell’IBI, e l’assunzione delle competenze da parte delle Comunità
Autonome. In caso contrario, si chiede che ambedue le amministrazioni compensino i
comuni.”
La terza richiesta presentata al nuovo governo è “la deroga dai tassi di sostituzione
dei dipendenti, in quanto sono i Comuni, e non lo Stato, a dover stabilire quali settori
sono importanti, perché sono loro a conoscere meglio le esigenze della propria
cittadinanza”. Inoltre, la Rete esige la deroga dalla Legge di Stabilità di Bilancio e di
Sostenibilità Finanziaria (L.O. 2/2012), “per recuperare l’autonomia locale garantita
dalla Costituzione, eliminando la regola di spesa e ciò che ora avviene abitualmente,
cioè l’obbligo di utilizzare il denaro rimanente nelle casse comunali per ripagare il
debito”.
Al quinto e al sesto posto la Rete propone “l’applicazione delle norme di stabilità e
sostenibilità finanziaria per cicli economici e non per annualità, la trasmissione delle
competenze ai comuni e la costruzione, una volta per tutte, della finanza locale su
principi di sussidiarietà, vale a dire porre fine ad una causa pendente sulla democrazia
sin dal suo inizio, il finanziamento stabile delle casse comunali con una percentuale
minima annuale fissata specificamente per i comuni”.
La settima esigenza individuata dalla Rete è la creazione di una banca pubblica “ che
permetta condizioni diverse per i prestiti, e abolisca gli interessi per i prestiti ai
comuni”.
Infine, all’interno di questa Rete, “consideriamo imprescindibile un modello sostenibile
che metta le persone al centro dello sviluppo delle città, senza dimenticare la metà
femminile della popolazione. Per questo è di fondamentale importanza che nelle
amministrazioni pubbliche venga assimilata la prospettiva femminista nella messa in
pratica dei bilanci, nell’ideazione e nella valutazione delle politiche pubbliche, con la
costruzione di dati separati per sesso, generando gli strumenti necessari per rendere
effettivamente trasversale la prospettiva di genere e dando fondi adeguati a politiche
e iniziative che promuovano l’uguaglianza”.
Oltre a tutto ciò, nella Rete dei Comuni contro il Debito Illegittimo e i Tagli “andiamo
avanti nel riunire forze per il conseguimento di questi obiettivi e la costruzione di un
nuovo municipalismo più autonomo e indipendente, che informi, crei coscienza, dia
potere e promuova la partecipazione dei cittadini alle politiche comunali, come anche
la realizzazione di audit cittadini e il ripudio del debito, sia quello illegittimo sia quello
illegale.”
COSTITUZIONE FORMALE DELLA RETE
Il IV Incontro della Rete dei Comuni contro il Debito illegittimo e i Tagli è servito
anche a dotare di personalità giuridica una rete che nasce a Oviedo nel 2016, che
integra al suo interno più di 180 organizzazioni e comuni con obiettivi diversi:
costruire un nuovo municipalismo più autonomo e sovrano, porre un freno al nuovo
centralismo statale, all’asfissia finanziaria e ai tagli imposti ai comuni dallo Stato
(LRSAL, legge di Stabilità, art. 135 della Costituzione…), promuovere il riconoscimento
dell’illegittimità del debito ed evidenziare i debiti illegittimi attraverso audit cittadini
del debito e della gestione pubblica.
La Rete lavora quindi per informare, creare consapevolezza, dare potere e
promuovere la partecipazione dei cittadini alla costruzione di un nuovo municipalismo,
la denuncia dei debiti illegittimi e la realizzazione di audit cittadini.
Si veda il manifesto riportato qui sotto.
Conclusioni del IV Incontro, Cordoba; Otto richieste al governo Centrale per
l’Autonomia Locale (29/10/2018)
L’incontro si è sviluppato in differenti sezioni, che hanno spaziato dalla sostenibilità
finanziaria collegata alla giustizia sociale alle richieste al Governo di un nuovo ambito
normativo per le autonomie locali, passando per le scuole di sviluppo, la
contrattazione pubblica, le esperienze con le banche, il femminismo nell’elaborazione
di valutazione delle politiche pubbliche, fino al modo di rendere l’audit del debito un
tema comprensibile.
Dalla riforma della Costituzione nel 2011 (art.135), con la scusa della truffa che
chiamano crisi, sono state messe in atto modifiche legislative che hanno tagliato le
autonomie locali che l’articolo 140 della Costituzione avrebbe dovuto tutelare,
giustificandosi con l’inevitabile necessità di ridurre il deficit pubblico per mezzo
dell’austerità, il nuovo colosso dai piedi d’argilla dei nostri giorni.
In questo modo è stata diminuita la spesa pubblica, assumendosi così le terribili
conseguenze che questo comporta per la disuguaglianza e per i diritti sociali acquisiti
o ancora da conseguire, lasciando da parte o semplicemente trascurando l’impatto
sociale ed economico di queste misure.
La lotta contro il deficit pubblico non può essere usata come scusa per trasformare lo
Stato del benessere, gestore di diritti collettivi, in uno Stato assistenziale, gestore di
diritti individuali.
Viviamo in un momento nel quale si abbandonano le famiglie alla loro sorte riducendo
i servizi pubblici, mentre si salvano le grandi imprese private.
Questo risultato è stato ottenuto in primo luogo tagliando il pubblico impiego:
possiamo vedere tutti come dal 2012 su di esso si continui ad infierire attraverso il
Bilancio Generale dello Stato, cosa che diventa visibile con totale chiarezza nei tassi
di sostituzione degli effettivi minima o pari a zero in alcuni settori.
E in secondo luogo attraverso la Legge Organica di Stabilità di bilancio e di
sostenibilità economica (L.O. 2/2012), che concretizza il famoso articolo 135 della
Costituzione, proclamando il principio che prima delle persone ci sono le banche; e
stabilendo la regola dei tagli (che impedisce ai municipi di spendere più dell’anno
precedente, anche se ne hanno la possibilità), che non è altro che una limitazione
delle spese non finanziarie, perché quelle finanziarie hanno via libera, non c’è limite al
pagamento di interessi alle banche, né al riscatto di ipoteche.
L’altro aspetto mostruoso di questa Legge Organica è il residuo di tesoreria, che può
essere destinato solo alla riduzione del debito, e come concessione, sempre che il
comune sia in regola con tutti gli altri punti, gli si consente di investire questo residuo
in Imprese Finanziariamente Sostenibili, senza che venga precisato né quali né come.
Per questo motivo riteniamo fondamentale stabilire un nuovo ordinamento più
democratico, che garantisca l’autonomia comunale consacrata dalla Costituzione.
Questo obiettivo necessita di:
1. Una fiscalità equa nelle mani dei Comuni e una reale autonomia per l’applicazione
progressiva delle imposte locali.
2. Una ridefinizione delle competenze prestate dai Comuni, e la loro dotazione di una
fiscalità conforme. Una modifica della Legge delle fondazioni per quanto attiene
all’esenzione dall’IBI, e l’assunzione delle proprie competenze da parte delle Comunità
Autonome. In caso contrario, che ambedue le amministrazioni compensino i Comuni.
3. La deroga dai tassi di sostituzione dei dipendenti: sono i municipi, e non lo Stato, che
devono definire quali settori sono importanti, in quanto sono loro a conoscere meglio
le necessità dei loro cittadini.
4. La deroga dalla L.O. 2/2012 per recuperare l’autonomia locale garantita dalla
Costituzione, eliminando la regola di spesa e il consueto obbligo ad utilizzare il residuo
di bilancio per il pagamento anticipato del debito.
5. L’applicazione delle norme di stabilità e sostenibilità per cicli economici e non per
annualità.
6. La devoluzione delle competenze ai municipi e l’inizio, una buona volta,
dell’attribuzione di finanziamenti al settore locale secondo il principio di sussidiarietà,
che costituisce una causa aperta per la democrazia sin dal suo inizio: vale a dire
finanziamenti stabili ai municipi con una percentuale minima annuale del bilancio
dedicata ai comuni.
7. La creazione di una banca pubblica che conceda altri tipi di condizioni per i prestiti,
eliminando gli interessi sui prestiti alle amministrazioni.
8. Infine, all’interno di questa Rete, consideriamo imprescindibile un modello sostenibile
che metta le persone al centro dello sviluppo delle nostre città, senza dimenticare la
metà femminile della popolazione. Per questo è di vitale importanza che le
amministrazioni pubbliche assimilino la prospettiva femminista nella realizzazione dei
bilanci, nell’ideazione e nella valutazione delle politiche pubbliche. Questo obiettivo va
perseguito attraverso la raccolta di dati separati per sesso, la creazione degli
strumenti necessari per rendere trasversale la prospettiva di genere e l’attribuzione di adeguate risorse economiche a tutte le politiche e le iniziative che promuovano
l’uguaglianza.
Oltre a tutto ciò, nella Rete dei Comuni contro il Debito Illegittimo e i tagli
continuiamo a cercare di riunire forze per raggiungere questi obiettivi e costruire un
nuovo municipalismo più autonomo e sovrano, che fornisca informazioni, crei
consapevolezza, conferisca potere e promuova la partecipazione dei cittadini alla vita
politica del comune, e favorisca inoltre la realizzazione di audit cittadini e il ripudio
tanto dei debiti illegittimi quanto di quelli illegali.
Contatti stampa: prensa@municipioscontraladeuda.org
Traduzione di Marcella Stumpo
Articolo apparso per la prima volta su : http://www.cadtm.org/La-Red-Municipalista-Contra-la-Deuda-Ilegitima-plantea-ocho-exigencias-al