I negoziati segreti e le speranze disattese di Varoufakis con la Cina, Obama e il FMI

Serie: le testimonianze di Varoufakis, sconfortanti per lui stesso

di Eric Toussaint – La prima resa del 20 febbraio 2015 viene analizzata in dettaglio nel settimo capitolo.  L’ottavo capitolo si concentra sull’insuccesso dei negoziati con le autorità cinesi, sul perseguimento della diplomazia segreta, sulle relazioni con il FMI, sulla mancata decisione di sospendere il pagamento del debito al FMI, sula mancanza di sostegno da parte di Varoufakis alla Commissione per la verità sul debito greco

Syriza aveva promesso di non consentire la privatizzazione del resto del porto del Pireo.

Nel capitolo 11 del suo libro, Yanis Varoufakis spiega il suo ruolo nella vendita del terzo terminal del Porto del Pireo alla compagnia cinese Cosco, che già dal 2008 gestiva i terminal 1 e 2. Come lo stesso Varoufakis riconosce, Syriza aveva promesso, prima delle elezioni, che non avrebbe permesso la privatizzazione del resto del porto del Pireo. Varoufakis aggiunge: ” dal 2008 Syriza ha fatto campagna non solo per prevenire questo nuovo accordo, ma per estromettere completamente Cosco. Aggiunge: “Ho avuto due colleghi ministri che dovevano la loro elezione a questa promessa”.

Ciò nonostante Varoufakis si affretta nel tentativo di concludere l’accordo di  vendita con Cosco. Ci lavora con l’assistenza di uno dei consulenti senior di Alexis Tsipras, Spyros Sagias, che fino all’anno precedente era stato consulente legale della Cosco.

Nella scelta di Sagias c’era quindi un chiaro conflitto di interessi, cosa che Varoufakis riconosce (pag. 313). Era stata la società dello stesso Sagias, peraltro, a redigere il primo accordo con Cosco nel 2008. Inoltre Sagias negli anni ’90 era stato consigliere del primo ministro del PASOK Konstantinos Simitis, che aveva organizzato la prima grande ondata di privatizzazioni.

Nel 2016, dopo avere lasciato le sue funzioni di segretario del governo Tsipras, Sagias riprende la sua attività professionale, in particolare come consulente di Cosco [1]. Varoufakis non è imbarazzato nel dichiarare di avere rivisto i termini della gara d’appalto all’inizio di marzo 2015 per adeguarla alle richieste di Cosco: “Sagias ed io abbiamo informato Alexis (Tsipras), prima di iniziare i preparativi (della finalizzazione dell’accordo con Cosco sul Pireo). L’obiettivo era riformulare la gara d’appalto per il Pireo in base alle condizioni accettate dai cinesi ” (pag. 316).

Varoufakis riassume così la sua proposta fatta a Pechino per il tramite dell’ambasciatore cinese di stanza ad Atene: “La Grecia possiede una forza lavoro altamente qualificata, i cui stipendi sono diminuiti del 40%. Perché non chiedere ad aziende come Foxconn di costruire o riunire le loro strutture in un polo tecnologico, beneficiando di un regime fiscale particolare, non lontano dal Pireo?” (pag. 312). In questa proposta troviamo tutto il piccolo armamentario di argomenti che i governi neoliberisti usano per attirare gli investitori: una forza lavoro qualificata i cui salari sono diminuiti e sgravi fiscali per i datori di lavoro.

Varoufakis racconta che alle autorità cinesi aveva proposto di acquistare anche le ferrovie greche, in modo che la Cina avesse facile accesso al resto del mercato europeo su ferro e ne facesse un ulteriore proseguo della “New Silk Road“. Questo ultimo progetto non si è concretizzato. [2]

Varoufakis nel marzo 2015 spera invano che Pechino acquisti buoni del tesoro greci per diversi miliardi di euro (contava su un totale di 10 miliardi, pag. 315), che il governo avrebbe usato per ripagare il suo debito con il Fmi. Con grande disperazione di Varoufakis, i dirigenti cinesi non hanno mantenuto la loro promessa e si sono accontentati di due acquisti da 100 milioni di euro.

Le proposte avanzate da Varoufakis alle autorità cinesi sono inaccettabili: chiedere prestiti alla Cina per rimborsare il FMI; abbandonare il controllo della Grecia sulle sue ferrovie; procedere ad altre privatizzazioni!

Il suo progetto fallisce perché le autorità cinesi e tedesche concordarono che la Cina non offrisse una bombola di ossigeno al governo di Tsipras. Scrive Varoufakis: “Berlino aveva chiamato Pechino, con un messaggio chiaro: evitate di trattare con i greci prima che noi finiamo con loro” (pag. 317).

Aziende cinesi, tedesche, italiane o francesi comprano a prezzo stracciato

Alla fine, l’accordo con Cosco non ebbe luogo quando Varoufakis era ministro. Fu concluso all’inizio del 2016 e a condizioni che, a suo parere, erano più favorevoli all’azienda cinese rispetto all’accordo preliminare che lui aveva cercato di realizzare (capitolo 11, nota 8, pag. 516). Questo dimostra che le autorità cinesi si sono messe d’accordo con le autorità di Berlino: hanno lasciato soffocare lentamente la Grecia e poi ne hanno aprofittato, dividendo la torta con gli altri predatori dei beni pubblici greci. Aziende cinesi, tedesche, italiane o francesi hanno effettuato acquisizioni a prezzi bassissimi. Ma anche se nel 2015 le autorità cinesi avessero concretizzato le speranze di Varoufakis, l’accordo non sarebbe comunque andato a beneficio della Grecia e del suo popolo.

Da parte loro, anche le autorità russe, che erano state contattate da Tsipras e Panagiotis Lafazanis poco dopo i contatti tra Varoufakis e Pechino, rifiutarono di aiutare il governo greco [3]. Putin invece trattò con la Merkel per ottenere un allegerimento delle sanzioni dell’Ue contro la Russia in seguito al conflitto con l’Ucraina, in cambio del rifiuto di Mosca di andare in aiuto del governo di Syriza.

Per quanto riguarda le speranze di Varoufakis e Tsipras di ottenere aiuto da Barack Obama, pure queste rappresentarono un’ illusione. Secondo Varoufakis, l’amministrazione di Barack Obama affermò che la Grecia faceva parte della sfera di influenza di Berlino e lo stesso Obama raccomandò a Varoufakis di fare delle concessioni alla Troika.

Il perseguimento della diplomazia segreta e le comunicazioni menzognere di cui Tsipras e Varoufakis sono stati complici

Varoufakis riferisce della riunione dell’Eurogruppo che seguì la resa del 20 febbraio, falsamente raccontata all’opinione pubblica greca come un successo: la fine della Troika e della prigione del debito per la Grecia. All’Eurogruppo del 9 marzo a Bruxelles, Varoufakis non riuscì a ottenere alcun gesto, alcuna concessione da parte dei leader europei, della Bce o del Fmi. Malgrado ciò, Varoufakis e Tsipras continuarono ad affermare che la riunione era stata un successo. Varoufakis racconta che Tsipras gli avrebbe detto: “Lo presenteremo come un successo: conformemente all’accordo del 20 febbraio, i negoziati inizieranno presto per sbloccare la situazione ” (pag. 330).

Ciò che colpisce è il tempo speso da Varoufakis e Tsipras in interminabili riunioni all’estero, nel corso delle quali fanno concessioni, mentre la Troika prosegue metodicamente la sua opera di demolizione delle speranze del popolo greco. A Tsipras e Varoufakis non viene mai in mente di prendere tempo per incontrare il popolo greco, per organizzare incontri pubblici a cui la popolazione greca potesse partecipare. Non si muovono per il Paese per incontrare gli elettori, ascoltarli e spiegare loro ciò che accadeva durante i negoziati, presentare le misure del governo per combattere la crisi umanitaria e rilanciare l’economia del Paese.

Varoufakis e Tsipras non hanno cercato di comunicare con l’opinione pubblica internazionale né di mobilitare la solidarietà internazionale a sostegno del popolo greco. Non hanno mai approfittato delle loro visite a Bruxelles o in altre capitali per parlare direttamente con i molti attivisti che volevano capire cosa stava realmente accadendo ed esprimere la loro solidarietà con il popolo greco.

Varoufakis e Tsipras sono profondamente responsabili per il mancato allargamento di una solidarietà attiva e massiccia. Perché i cittadini si mobilitassero in maniera considerevole in favore della Grecia sarebbe stato necessario rivolgersi a loro, informarli, per contrastare l’impomente campagna di denigrazione e di stigmatizzazione di cui non solo il governo, ma l’intera popolazione greca era fatta oggetto.

Varoufakis e il Fmi

Avrebbe dovuto annunciare la sospensione del pagamento del debito

Il 12 febbraio 2015 la Grecia ha rimborsato 747,7 milioni di euro per crediti concessi dal Fondo monetario internazionale durante il primo memorandum. È stato un grave errore, sarebbe stato necessario comunicare la sospensione del pagamento di questo debito, facendo leva su due argomenti: 1. lo stato di necessità [5] in cui si trovava il governo greco e la prioritaria urgenza di lottare contro la crisi umanitaria; 2. l’avvio di un processo di audit del debito pubblico greco, con la partecipazione dei cittadini, durante il quale il pagamento dello stesso doveva essere sospeso [6]. Si sarebbe potuto giustificare l’audit con l’applicazione del regolamento 472 dell’Unione europea. Questo articolo afferma: “Uno Stato membro soggetto a programma di aggiustamento macroeconomico effettua un audit completo delle sue finanze pubbliche per determinare, tra l’altro, i motivi che hanno portato a livelli eccessivi di debito e per individuare eventuali irregolarità” [7]. Né Varoufakis né Tsipras hanno seriamente considerato la sospensione del pagamento combinata con un audit per determinare se il debito richiesto fosse legittimo o no, odioso o no.

Sarebbe stato possibile avviare una campagna di informazione da parte del governo per delegittimare i prestiti che il FMI concesse alla Grecia dal 2010. Tsipras e Varoufakis avevano i documenti segreti del FMI che testimoniavano la natura altamente illegittima e odiosa dei crediti. Il problema è che Varoufakis era convinto che non aveva senso parlare di illegittimità e di odiosità dei debiti pretesi dalla Grecia.

Il Wall Street Journal aveva pubblicato i documenti segreti del Fmi ad ottobre 2012, come già detto in un precedente articolo. Alcuni giorni dopo la loro pubblicazione, incontrai Tsipras per parlare di una possibile collaborazione con il CADTM per realizzare un audit del debito. Dissi a Tsipras e al suo consigliere economico dell’epoca, John Milios: “Avete un argomento concreto contro il Fmi, perché se avete le prove che il Fmi sapeva che il suo programma non poteva funzionare e che il debito era insostenibile, abbiamo la possibilità di dimostrare l’illegittimità e illegalità del debito.” [8] Tsipras mi rispose: “Ascolta… il Fmi sta prendendo le distanze dalla Commissione europea.” Capii che aveva in mente che il Fmi avrebbe potuto essere un alleato di Syriza nel caso in cui questa fosse salita al governo. Un’idea priva di fondamento.

Nel febbraio 2015, Tsipras e Varoufakis erano ancora convinti di questo. Pensavano che sarebbero stati in grado di ammorbidire il Fmi grazie al sostegno di Barack Obama e all’influenza dei consiglieri statunitensi scelti da Varoufakis, Jeffrey Sachs e Larry Summers. Si sbagliavano completamente. Varoufakis lo capì chiaramente il 20 febbraio, e nei giorni seguenti, quando Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale, dichiarò all’Eurogruppo che non era assolutamente il caso di contravvenire al memorandum in atto.

Malgrado questa dimostrazione dell’atteggiamento ostile del FMI, Varoufakis e Tsipras continuarono a rimborsare il FMI per tutto il mese di marzo 2015. Varoufakis ha raccontato che il suo ministero ha versato al FMI 301,8 milioni di euro il 6 marzo, 339,6 milioni il 13 marzo, 565,9 milioni il 16 marzo e 339,6 milioni il 20 marzo. In tutto, nel mese di marzo 2015, sono stati pagati oltre 1.500 milioni di euro, utilizzando tutta la liquidità disponibile, sebbene le speranze di Varoufakis di ricevere denaro dalla Cina fossero svanite, e la Bce avesse confermato che non avrebbe pagato gli interessi dovuti alla Grecia sui buoni acquistati tra il 2010 e il 2012 e che non avrebbe riattivato l’accesso alla liquidità ordinaria alle banche greche. Eppure il governo greco aveva sicuramente bisogno del denaro che finiva nelle casse del Fmi per combattere la crisi umanitaria e promuovere l’occupazione. Varoufakis dichiarò, “il fatto che il mio ministero sia riuscito a trovare 1,5 miliardi di dollari per pagare l’Fmi ha del miracoloso, soprattutto perchè dovevamo continuare a pagare pensioni e dipendenti pubblici ” (Capitolo 13, pag. 348).

La decisione di sospendere il pagamento del debito al FMI

Varoufakis rende conto della riunione surreale tenutasi venerdì 3 aprile 2015 tra Tsipras e i suoi ministri più importanti. Racconta che prima dell’incontro aveva provato a convincere Tsipras a non effettuare il pagamento successivo al Fondo monetario internazionale, previsto il 9 aprile 2015 per un ammontare di 462,5 milioni di euro. Secondo lui: era necessario fare pressione sui leader europei e la Bce per ottenere qualcosa (ad esempio, la restituzione alla Grecia di due miliardi di euro incassati dalla Bce sui titoli greci 2010-2012), in quanto durante il mese di marzo non avevano ottenuto nulla. Varoufakis afferma che sentiva di non essere riuscito a convincere Tsipras. Racconta in questo modo le intenzioni e il comportamento di Tsipras durante il “Consiglio dei ministri informale” (sic! pag. 348), che seguì:

Eravamo su una strada che non portava da nessuna parte, disse, e più parlava, più l’atmosfera diventava lugubre. Quando finì, una cappa di rassegnazione pesava nella stanza. Diversi ministri parlarono, ma tradirono una profonda rassegnazione. Alexis prese parola per concludere. Finì come aveva iniziato – lento, abbattuto, quasi depresso – rammentando che la situazione era critica e potenzialmente rischiosa, ma a poco a poco riprese il ritmo e riguadagnò energia.

Prima che voi arrivaste, stavo parlando con Varoufakis. Stava cercando di convincermi che è il momento di fare default sul Fmi. I nostri interlocutori non manifestano alcun desiderio di raggiungere un accordo onesto, economicamente fattibile e politicamente sostenibile, mi ha detto. Gli ho risposto che non è il momento. (…) Ma sapete una cosa, compagni? Penso che abbia ragione. Quel che è troppo è troppo. Abbiamo scrupolosamente rispettato le loro regole. Abbiamo seguito le loro procedure. Abbiamo fatto passi indietro per mostrare loro che siamo pronti a scendere a compromessi. E loro che fanno? Ritardano, per poi accusarci di ritardare. La Grecia è un paese sovrano, e oggi sta a noi, al Consiglio dei ministri, dire basta. Si alzò dalla sedia e con una voce sempre più forte mi puntò il dito contro, urlando: Non soltanto faremo default sul debito verso il Fmi, ma tu ora prendi un aereo per Washington e lo annunci di persona alla gran dama del Fmi!

La stanza fu attraversata da grida di gioia. Alcuni si scambiavano sguardi stupiti, consapevoli di vivere un momento storico. La tristezza e l’oscurità erano svanite, qualcuno aveva strappato la tenda per far entrare la luce. Come tutti, forse anche di più, mi abbandonai all’eccitazione. Là si sarebbe detta una rivelazione, un’Eucarestia, per quanto strano possa sembrare a una banda di atei dichiarati.” (Cap. 13, pp. 349-350).

Il silenzio di Varoufakis sulla Commissione per la verità sul debito

Varoufakis ignora completamente l’esistenza della commissione a cui aveva promesso il suo aiuto

En réalité, dans son volumineux livre, Varoufakis ignore totalement l’existence de la commission à laquelle il avait promis son concours. Il a beau prétendre sur son blog et dans des interviews postérieures à la publication de son livre qu’il a soutenu la Commission, c’est entièrement faux.

Il seguito di questa storia è allo stesso tempo uno scandalo e una farsa. Varoufakis parte il giorno successivo per Washington via Monaco per incontrare con urgenza Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo monetario internazionale. Mentre racconta nei particolari la riunione del 3 aprile e l’incontro con la direttrice del FMI a Washington il 5 aprile, non parla della riunione a cui ha partecipato il 4 aprile. Un’omissione di non poco conto, visto che proprio quel giorno si è tenuto presso il Parlmento greco l’incontro pubblico di apertura dei lavori della Commissione per la verità sul debito pubblico, in presenza di Alexis Tsipras, del Presidente del Parlamento Zoe Konstantopoulou, del Presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos e di dieci ministri, tra cui Yanis Varoufakis, il quale ha preso anche parola. Sono stato il coordinatore scientifico di questo comitato, quindi sono intervenuto subito dopo gli interventi del Presidente della Repubblica e della Presidente del Parlamento greco e prima degli interventi di tre miei colleghi della Commissione e di Varoufakis.

In realtà nel suo voluminoso libro Varoufakis non parla della commissione a cui aveva promesso il suo aiuto. Ha un bel dire sul suo blog e nelle interviste successive alla pubblicazione del suo libro di avere sostenuto la Commissione: ciò è del tutto falso.

A mio avviso è significativo anche che il 3 aprile, mentre si teneva l’importante riunione in cui venne deciso di sospendere il pagamento del debito al Fmi, George Katrougalos, membro del governo, non ne era stato informato. Ero insieme a lui presso il suo ministero durante questa riunione. La sera del 3 aprile ho incontrato anche la Presidente del Parlamento per preparare gli ultimi dettagli del primo appuntamento della Commissione e nemmeno lei era al corrente né di questo incontro né della decisione di bloccare la restituzione del debito. Nemmeno Panagiotis Lafazanis, uno dei sei “super” ministri (secondo l’espressione usata da Tsipras), era stato invitato. Questo testimonia il modo di procedere di Tsipras e della sua cerchia: decisioni cruciali prese da un gruppo ristrettissimo, in segreto, senza consultare la maggior parte dei membri del governo, né la Presidente del Parlamento né la direzione di Syriza.

Va evidenziato che il lavoro della Commissione per la verità sul debito ha avuto un enorme impatto sulla popolazione greca, e di questo sono stato testimone personalmente. Molte volte le persone mi hanno manifestato simpatia o ringraziato per strada, sui mezzi pubblici o al mercato settimanale del quartiere popolare di Atene dove ho abitato tra aprile e luglio 2015. Questo dimostra che molte persone hanno seguito il lavoro della Commissione e ne conoscevano i membri più noti, che tra l’altro sono stati oggetto di una regolare campagna denigratoria da parte dei media di destra.

Dalla tragedia alla farsa:  non è che un volo aereo

Non avevo mai sentito una cosa tanto assurda.

Ma riprendiamo il racconto di Varoufakis. Al suo arrivo a Washington, domenica 5 aprile, Tsipras gli comunica un contrordine.

Di seguito il dialogo tra Tsipras e Varoufakis, così come è restituito nel libro di quest’ultimo:

Ascolta, Yanis, è stato deciso di non fare default adesso, è troppo presto.”

– “Come sarebbe ‘è stato deciso’ “? – Ho risposto, confuso. – “Chi è che ha deciso che non faremo default?”

– “Io, Sagias, Dragasakis… ci siamo detti che sarebbe stata una decisione prematura, appena prima di Pasqua“.

Ti ringrazio per avermi avvertito” gli ho risposto, fuori di me. Poi, prendendo un tono di voce il più neutro e distaccato possibile, gli ho domandato: e adesso che cosa faccio? Prendo l’aereo e torno indientro? A questo punto non vi è motivo di incontrare la Lagarde.

– “Assolutamente no, non annullare l’appuntamento. Tu vai avanti come concordato. Tu incontri la signora e le dici che facciamo default.”

Non avevo mai sentito niente di più assurdo.

– “Che cosa intendi, esattamente? Le dico che faremo default dicendole allo stesso tempo che abbiamo deciso il contrario”?

– “Esatto. Tu la minacci, in modo che in preda all’ansia chiami Draghi e gli chieda di porre fine alla restrizione di liquidità. A quel punto la ringraziamo e annunciamo che paghiamo il Fmi. “

Così Varoufakis accetta di andare a recitare una commedia grottesca presso la sede del Fmi e comunica a Christine Lagarde: “Sono autorizzato a informarvi che tra quattro giorni faremo default in relazione al nostro programma di rimborso al Fondo monetario internazionale, e questo finché i nostri creditori continueranno a condurre i negoziati e la Bce limiterà la nostra liquidità.

La partenza di Varoufakis per Washington era stata resa pubblica. Ciò che Varoufakis omette nel suo libro è che Dimitris Mardas, vice ministro delle Finanze scelto da Varoufakis [9], aveva dichiarato alla stampa internazionale che la Grecia il 9 aprile 2015 avrebbe pagato quanto dovuto al Fmi. L’agenzia di stampa ufficiale tedesca, Deutsche Welle, scriveva: “Il vice ministro delle Finanze Dimitris Mardas ha affermato questo sabato che la Grecia dispone di sufficiente denaro. ‘Il pagamento al FMI sarà eseguito il 9 aprile. C’è il denaro sufficiente per pagare gli stipendi, le pensioni e tutte le altre spese che dovranno essere assalite la prossima settimana’, ha affermato Mardas

Torniamo alla narrazione di Varoufakis riguardo al suo incontro con Christine Lagarde: ” Ci siamo presi il tempo spazzar via molti argomenti. Fu una conversazione calda, costruttiva, piacevole, in cui tutti cercavano di capire il punto di vista dell’altro. (…)

-Sai perché abbiamo bisogno di averti al nostro fianco, Christine? Comprendete che ci auguriamo di mantenere la Grecia nella zona euro?

Più avanti nella discussione, dichiara di aver detto alla diretrice del FMI: ” Ora, siamo seri.  – Mario (Draghi), Angela (Merkel) e tu stessa, Christine – dovete darci una tabella di marcia.  “

Stava continuando a sottomettersi alla Troïka.

In antitesi con le dichiarazioni pubbliche di Tsipras e Varoufakis che affermavano che la Grecia aveva riacquistato la libertà e che la Troika non esisteva più.

E senza vergogna, Varoufakis continua il racconto menzionando lo scambio avvenuto tra lui e Poul Thomsen, il direttore Europeo del FMI che partecipava a questa riunione:

“Thomsen – Non pagare il 9 aprile (aprile) non è una soluzione, se è questo che intendi annunciare ai tuoi colleghi europei.

Varoufakis – Non l’ho mai detto.

Lagarde – Non l’ha mai detto, confermò Christine.

Varoufakis – Quello che ho detto, però, è che se non abbiamo nuova liquidità per allora, saremo in default, piaccia o no. “

Secondo il suo racconto, Varoufakis andò a dire a Christine Lagarde che la Grecia non aveva intenzione di dichiarare default, ma che sarebbe stata costretta a farlo se la BCE non le avesse fornito liquidità.

Ancora una volta, risulta chiaro che Varoufakis non ha mai messo in dubbio il debito richiesto dal FMI alla Grecia, non ha mai chiesto una riduzione di questo, non ha mai denunciato l’illegittimità delle richieste rivendicate dal Fondo monetario internazionale alla Grecia quando era proprio il primo memorandum ad aver causato così tanto danno al popolo greco. 

Non ha mai minacciato il FMI di dichiarare la sospensione volontaria del pagamento.

Ha sollevato dinanzi al FMI solo la possibilità di una sospensione del pagamento causata da una mancanza di liquidità e non dal desiderio di mettere in discussione i debiti odiosi e illegittimi richiesti alla Grecia.

C’è una differenza tra quanto dichiarato da Varoufakis e cioè non riuscire a effettuare pagamenti per mancanza di liquidità e sospendere il pagamento del debito sulla base del fatto che continuare il rimborso sarebbe stato contrario agli interessi della popolazione e agli obblighi del governo verso la sua gente.

Varoufakis ha mostrato a Christine Lagarde che il governo greco non aveva il coraggio di ricorrere alla sospensione del pagamento (così come aveva dimostrato a Mario Draghi il 4 febbraio che non intendeva davvero ricorrere ad un taglio dei titoli greci in possesso della BCE ).

Varoufakis, in ogni fase importante dei negoziati, ha mostrato debolezza, ha dimostrato che queste minacce di inadempienza non sarebbero state probabilmente attuate, e questo ha convinto i leader europei e il FMI a continuare a soffocare la Grecia.

Ulteriore riprova di questo atteggiamento inaccettabile: mentre Varoufakis dichiarava il 5 aprile, a Christine Lagarde che la Grecia sarebbe stata costretta al default il 9 aprile se la BCE non avesse fornito liquidità al governo, il suo ministero effettuò il pagamento alla data prevista senza che la BCE riaprisse il normale accesso alla liquidità ma attingendo alle casse pubbliche per ripagare il debito.

Il racconto degli eventi presentati da Varoufakis confonde costantemente il lettore perché egli sostiene di aver realmente accennato a Lagarde che la Grecia avrebbe potuto sospendere il pagamento il 9 aprile. 

Si guarda bene però dal ricordare nel suo libro che dichiarò il contrario alla stampa.

Ecco un estratto del dispaccio dell’agenzia Deutsche Welle datato 6 aprile 2015: ” Il ministro delle finanze greco promette il rimborso nei tempi al FMI. 

Secondo la direttrice del fondo, la Grecia ha accettato di rimborsare il debito dovuto al Fondo Monetario Internazionale questa settimana. Christine Lagarde ha avuto un incontro informale con il ministro delle finanze greco a Washington. 

Questa settimana, la Grecia dovrà rimborsare oltre 450 milioni di euro (494 milioni di dollari) al Fondo monetario internazionale. Dopo l’incontro di domenica, Yanis Varoufakis ha affermato che la Grecia “intende soddisfare tutti i suoi obblighi nei confronti di tutti i suoi creditori, all’infinito

Non solo Varoufakis dichiarò alla stampa che la Grecia avrebbe pagato il debito al FMI ma aggiunse anche che il suo paese avrebbe rimborsato tutti i suoi creditori, ad infinitum.

In conclusione, la narrazione di Varoufakis in merito a quanto accadde tra il 3 ed i 5 aprile, sono solo chiacchiere, del fumo negli occhi per i suoi lettori nella speranza che questi ultimi non si prendano la briga di verificare questa storia.

Il resto del riassunto dell’intervista con Christine Lagarde e Poul Thomsen è piuttosto edificante. Varoufakis esprime chiaramente l’empatia che prova nei confronti di Christine Lagarde e si lascia da lei lascia guidare.

Lei gli fa credere di non essere a conoscenza degli abusi dei banchieri privati ​​greci e gli chiede di tenerla informata della situazione. Varoufakis, da parte sua, spiega che vorrebbe l’accordo con la Troika per mettere a capo delle banche greche, banchieri del nord Europa, meglio se banchieri tedeschi. Prende come esempio da seguire la decisione di mettere a capo della Banca di Cipro, lo svizzero Joseph Ackerman, ex capo della Deutsche Bank (capitolo 13. 365 e nota 12, pp. 519-520).

Varoufakis ovviamente non dice che Ackerman è stato coinvolto in molteplici frodi organizzate dalla Deutsche Bank (coinvolta all’epoca in più di 6.000 casi giudiziari in tutto il mondo) e inciso negativamente nella preparazione per la ristrutturazione del debito greco dal 2012.

Quando arriva ad Atene il 6 aprile, dice ad Alexis Tsipras che il suo viaggio a Washington è stato molto utile. Evidentemente aveva dimenticato l’effetto prodotto dal contrordine dato da Tsipras ed è convinto che la sua conversazione con Christine Lagarde avrebbe avuto conseguenze positive per la Grecia. Nel suo libro, inoltre, non dice una parola sul pagamento effettuato il 9 aprile a favore dell’FMI, continuando così a negare dei fatti assolutamente fondamentali per i cosiddetti negoziati.

Il dialogo di Varoufakis con Obama

Il 15 aprile 2015, Varoufakis tornò a Washington per partecipare all’incontro annuale di primavera del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale a cui erano invitati i ministri delle finanze dei paesi membri di queste due istituzioni. Varoufakis racconta il breve dialogo avuto con Obama in occasione di un ricevimento alla Casa Bianca. Ecco un estratto significativo:

“Obama: (…) sono dovuto andare contro i miei principi per salvare Wall Street. Collaborare con i responsabili della crisi.

Varoufakis: È apprezzabile, signor presidente. Credetemi, siamo pronti a collaborare con i responsabili della crisi greca. Anche a pagarne il prezzo politico. 

(…)

Obama: (…) Dovete scendere a compromessi con le istituzioni per raggiungere un accordo.

Varoufakis: Signor Presidente, siamo pronti a scendere a compromessi, ulteriori compromessi, sempre dei compromessi. Ma non siamo pronti a farci compromettere .”

È tuttavia elementare prevedere che se continuiamo a fare compromessi, ancora compromessi, sempre compromessi con i nemici della gente, finiremo per comprometterci fortemente.

Proseguendo il suo racconto, Varoufakis aggiunge il sottotitolo “Improbable American Friends”. Si riferisce soprattutto a un giurista di nome Lee Buccheit che lavora per un grande studio legale che assiste tanto i creditori che i governi in materia di ristrutturazione di debito: la Cleary Gottlieb, presente in sedici centri finanziari in tutto il pianeta. Una società internazionale nota per il suo livello di nocività da parte di tutti coloro che hanno maturato esperienza nella lotta contro i debiti pubblici illegittimi.

Varoufakis spiega anche che Lee Buccheit ha svolto un ruolo attivo nella disastrosa ristrutturazione del debito greco del 2012 che ha colpito gravemente i fondi pensionistici greci e il sistema di sicurezza sociale del paese, preservando al tempo stesso gli interessi dei banchieri privati ​​e fondi avvoltoio.

In effetti, Varoufakis non risparmiò i suoi sforzi per trovare degli appoggi e dei consigli da parte “non di amici improbabili” ma di veri e propri nemici del popolo e dei beni pubblici i cui nomi sono Larry Summers, ex segretario del Tesoro di Bill Clinton, co-responsabile dell’abrogazione della legge che separava le banche commerciali da quelle finanziarie (nota come Glass Steagall Act approvata sotto Roosevelt nel 1933 e abrogata nel 1999), Jeffrey Sachs, responsabile della terapia d’urto neoliberista applicata nel 1985 in Bolivia e pochi anni dopo in Polonia e in Russia, ancora, Matthieu Pigasse, il capo della sede di Parigi della banca Lazard, per non parlare del conservatore britannico Norman Lamont.

Conclusioni: Dopo la resa contenuta nell’accordo firmato il 20 Febbraio 2015 con l’Eurogruppo, Varoufakis tentò invano di trovare le risorse finanziarie dalla Cina per rimborsare i debiti dovuti al FMI e di privatizzare ulteriormente le infrastrutture strategiche come il porto principale della Grecia, il Pireo e le ferrovie. Pensò anche che avrebbe trovato sostegno nel FMI per convincere la BCE a concedere la liquidità ma non ha funzionato. E sperò di ottenere il sostegno dell’amministrazione Obama che lo consigliò di fare ancora più concessioni ai leader europei.

Varoufakis ha costantemente lavorato all’interno malsana struttura della diplomazia segreta. A differenza dell’immagine che cerca di dare alle sue azioni, ha fatto concessioni in modo permanente e pietoso. L’asfissia della Grecia è continuata.

Ringraziamenti: L’autore ringrazia Eva Betavatzi, Marie-Laure Coulmin, Alexis Cukier, Stathis Kouvelakis, Nathan Legrand, Damien Millet, Brigitte Ponet e Patrick Saurin per le loro riletture e suggestioni. Solo l’autore tuttavia si ritiene responsabile del contenuto del testo.

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su: http://www.cadtm.org/Les-negociations-secretes-et-les-espoirs-decus-de-Varoufakis-avec-la-Chine

Traduzione di Giulia Heredia


Note

[1] Sagias è tornato a essere il consigliere designato dei grandi interessi stranieri per promuovere nuove privatizzazioni. Nel 2016 ha servito gli interessi dell’emiro del Qatar, che voleva acquistare un’isola greca, l’isola di Oxyas a Zacinto, appartenente a un parco naturale. Sagias è stato anche consulente di Cosco nel 2016-2017 in una controversia con i lavoratori del porto del Pireo, quando si è trattato di trovare una formula di pensionamento anticipato (o licenziamento dissimulato) per oltre un centinaio di lavoratori vicini all’età della pensione. Fonte: http://www.cadtm.org/Varoufakis-s-is-holding-of-the-dominant-order-as-advisers

[2] La società privata italiana Ferovialia ha acquistato le ferrovie pubbliche greche OSE per 45 milioni di euro nel giugno 2016 sotto la conduzione del ministro Stathakis, amico intimo di Tsipras ( https://tvxs.gr/news/ ellada / giati-i-trainose-polithike-monon-enanti-45-ekatommyrion-eyro ), con la prospettiva di un sussidio operativo di 250 milioni di euro da parte dello stato greco per i prossimi 5 anni (50 milioni all’anno). Vedi anche: http://net.xekinima.org/trainose-to-xroniko-mias-idiotikopoi/

[3] Vedi p. 342 e nota 5, cap. 12, p. 518.

[4] Vedi la dichiarazione di Obama secondo Varoufakis, cap. 14, pp. 368-369.

[5] Lo stato di necessità è riconosciuto dal diritto internazionale come una situazione che permette di sospendere il pagamento del debito.

[6] Ricordiamo che nel programma di Syriza per le elezioni del giugno 2012, tra le cinque priorità si poteva leggere: “Istituzione di una commissione internazionale di revisione del debito, insieme alla sospensione del pagamento del debito fino alla fine dei lavori di questa commissione”.

[7] “Regolamento (UE) n. 472/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013”, art. 7 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:32013R0472&from=IT

[8] Nel 2017, il CADTM ha pubblicato e commentato questi documenti segreti, conosciuti grazie alle rivelazioni del Wall Street Journal nel 2012: http://www.cadtm.org/Documents-secrets-du-FMI-sur-la

[9] Per quanto riguarda D. Mardas, bisogna sapere che il 17 gennaio 2015, otto giorni prima della vittoria di Syriza, Mardas ha pubblicato un articolo particolarmente aggressivo contro la deputata di Syriza Rachel Makri, intitolato “Rachel Makri vs Kim Jong Un e Amin Dada “. L’articolo si conclude con la domanda molto eloquente (sottolineata da lui stesso) “Sono questi quelli che ci governeranno?”. Dieci giorni dopo, grazie a Varoufakis, lo stesso Mardas è diventato viceministro delle Finanze. Varoufakis spiega nel suo libro che dopo un mese dalla nomina a ministro si è reso conto di avere fatto una scelta sbagliata. Va notato che Mardas, che ha sostenuto la capitolazione nel luglio 2015, è stato eletto deputato di Syriza nelle elezioni di settembre 2015.